CITTA' DEL VATICANO. "Camminare insieme con spirito di collegialità e sinodalità, adottando coraggiosamente parresia (parlar franco evangelico, ndr), zelo pastorale e dottrinale". Questo chiede il Papa ai 270 padri sinodali, riuniti a cercare soluzioni pastorali per la famiglia, realtà che scricchiola ovunque nel mondo, ma scricchiolando sostiene e dà senso a una bella fetta di umanità.
Il Papa chiede anche "coraggio apostolico, umiltà evangelica e orazione fiduciosa": ha aperto i lavori della XVI assemblea ordinaria del sinodo dei vescovi, sul tema "La vocazione e la missione della famiglia nella Chiesa e nel mondo contemporaneo", e da subito, come già fece nel sinodo del 2014, ha cercato di orientare finalità e stile delle assise dei vescovi. Nell'anno trascorso dall'altro sinodo, c'è stata una partecipazione appassionata a tutti i livelli della Chiesa alla discussione sui temi pastorali più diversi: il segretario delle assise, card. Lorenzo Baldisseri ha riferito di 102 risposte dagli organismi preposti, e 400 osservazioni dalle varie articolazioni del popolo di Dio.
Il sinodo, ha ricordato papa Bergoglio, si fa "nella Chiesa e nel popolo di Dio", non è né un parlamento né un 'parlatorio', non cerca un compromesso o negoziati. Certo è che le questioni sul tappeto sono così tante così cruciali che non è facile venire incontro alle diverse sensibilità e esigenze. Forse per questo la relazione introduttiva del cardinale Peter Erdo dà l'impressione di una frenata su quanto il sinodo dell'anno scorso ha affermato su divorziati e unioni omosessuali?. "C'è necessità di ulteriori precisazioni - rassicurerà Erdo - i documenti citati, tra cui la Familiaris consortio, non chiudono possibilità, aspettiamo, il sinodo comincia adesso".
Le sensibilità sono tante, ma il segretario speciale, Bruno Forte, critica la "lettura fatta del sinodo dell'anno scorso da molti media, una lettura bipolare, con due o più partiti tra i vescovi: con grande sincerità - racconta ai giornalisti - vorrei dirvi che non è questa la percezione, siamo tutti pastori in ascolto delle sfide, e questo ci unisce molto più degli accenti e delle differenze, una cosa è la grande libertà che il Papa ci ha incoraggiato ad avere, e una cosa sarebbe una divisione, sinceramente questa non la sperimento".
"Non vi aspettate un cambiamento della dottrina", ammonisce il card, Ving-Trois, presidente delegato al sinodo. "Fermo restando quello che ha detto Ving-Tois che non ci saranno modifiche alla dottrina - precisa Forte - non è che questo sinodo si riunisce per non dire nulla: abbiamo l'attenzione pastorale che ci spinge , questo è un sinodo pastorale come fu il Vaticano II, e questo non lo sminuisce per niente: essere vicini come pastori, questa è la vera posta in gioco". Ving-Trois sembra imputare ai media di aver polarizzato l'attenzione su alcuni temi, e questo anche nel sinodo del 2014, non solo con l'esplosione, sabato scorso, del caso Charamsa.
Il sinodo, ha detto il Papa aprendone i lavori, "è uno spazio protetto ove la Chiesa sperimenta l'azione dello Spirito santo", che "parla attraverso la lingua di tutte le persone che si lasciano guidare dal Dio che sorprende, che rivela ai piccoli ciò che nasconde ai sapienti, che ha creato la legge e il sabato per l'uomo e non viceversa, che lascia le 99 pecorelle per cercare quella smarrita".
Spazio protetto, al di fuori del quale per le prossime tre settimane premeranno i media, rispetto ai quali il Papa sembra più benevolo del card. Vingt-Trois. Concludendo il suo intervento Bergoglio ha porto un "ringraziamento ai giornalisti presenti in questo momento e a quelli che ci seguono da lontano: grazie per la vostra appassionata partecipazione e per la vostra ammirevole attenzione".
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