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Papa: troppe volte donne licenziate perché incinte

"E' decisivo avere una speciale attenzione per la qualità della vita lavorativa dei dipendenti, che sono la risorsa più preziosa di un'impresa"

CITTA' DEL VATICANO. Una vera e propria denuncia, diretta a difendere il ruolo delle donne nel mondo del lavoro e il loro diritto a poter conciliare l'attività lavorativa con la maternità e la famiglia. L'ha pronunciata oggi il Papa nell'udienza all'Ucid, l'Unione cristiana imprenditori dirigenti, associazione dei titolari d'impresa cattolici.

"Quante volte, quante volte abbiamo sentito che una donna va dal capo e dice: 'Devo dirle che sono incinta'. 'Dalla fine del mese non lavori più'". Parole, dette 'a braccio', che mettono il dito in una piaga ricorrente e che nelle imprese penalizza fortemente la presenza femminile e la stessa possibilità di mettere al mondo figli. "La donna dev'essere custodita, aiutata in questo doppio lavoro: il diritto di lavorare e il diritto della maternità", è stato quindi l'appello di Francesco.

"E' decisivo - ha sottolineato - avere una speciale attenzione per la qualità della vita lavorativa dei dipendenti, che sono la risorsa più preziosa di un'impresa". In particolare, ha aggiunto, "per favorire l'armonizzazione tra lavoro e famiglia". "Penso in modo particolare alle lavoratrici - ha ribadito Bergoglio -: la sfida è tutelare al tempo stesso sia il loro diritto ad un lavoro pienamente riconosciuto sia la loro vocazione alla maternità e alla presenza in famiglia". Il discorso del Pontefice all'Ucid, guidata dal presidente Giancarlo Abete e dal cardinale Salvatore De Giorgi, è stato anche un forte richiamo all'etica nell'economia e nell'impresa, con la necessità di porre al centro la persona e il bene collettivo.

E anche un'esortazione alla politica a tutelare adeguatamente le aziende, meno comune in questi termini nella predicazione di Francesco, più spesso rivolta all'attenzione ai più poveri e agli esclusi. "L'impresa è un bene di interesse comune - ha affermato -. Per quanto essa sia un bene di proprietà e a gestione privata, per il semplice fatto che persegue obiettivi di interesse e di rilievo generale, quali ad esempio lo sviluppo economico, l'innovazione e l'occupazione, andrebbe tutelare in quanto bene in sé".

E a questa opera di tutela "sono chiamate in primo luogo le istituzioni, ma anche gli imprenditori, gli economisti, le agenzie finanziarie e bancarie". E tutti i soggetti coinvolti "non devono mancare di agire con competenza, onestà e senso di responsabilità". Infatti, "l'economia e l'impresa hanno bisogno dell'etica per il loro corretto funzionamento; non di un'etica qualsiasi, bensì di un'etica che ponga al centro la persona e la comunità". Il Papa, "nell'interesse comune", ha anche esortato a "costruire rapporti fraterni tra imprenditori, dirigenti e lavoratori, favorendo la corresponsabilità e la collaborazione".

E oltre alle opere di assistenza o di beneficenza, che "non bastano", ha invitato a "orientare l'attività economica in senso evangelico, cioè al servizio della persona e del bene comune". La prima sfida? "Creare buone opportunità di lavoro". "Pensate ai giovani - ha sollecitato il Pontefice -, credo che il 40% dei giovani qui oggi sono senza lavoro. In un altro Paese vicino, il 47; in un altro Paese vicino, più del 50". "Pensate ai giovani - ha aggiunto -, ma siate creativi nel creare opportunità di lavoro che vadano avanti e diano lavoro, perché chi non ha lavoro non solo non porta il pane a casa ma perde la dignità!". Parola di Francesco.

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