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Omicidio Mazzè, figlio del boss registra i testimoni: altri 2 arresti

PALERMO. Non sarebbe stato da solo Fabio Chianchiano la domenica delle Palme quando sparò e uccise Franco Mazzè, ritenuto il boss mafioso dello Zen. Insieme a lui c’erano più uomini. Due sono finiti in carcere la scorsa notte arrestati nel corso di un blitz coordinato dal capo della squadra mobile di Palermo Rodolfo Ruperti.

Oltre alle indagini a dare un nuovi elementi investigativi sarebbe stato uno dei figli di Mazzè, di 30 anni, che avrebbe registrato con il cellulare le conversazioni di alcuni testimoni che mai sarebbero andati a dire ciò che avevano visto alla polizia. Questi nuovi elementi sono finiti sul tavolo dei pm che coordinano l’inchiesta Geri Ferrara e Sergio Barbiera.

Nuovi elementi che hanno riportato in carcere Stefano Biondo, 46 anni, che era stato rimesso in libertà dal Tribunale del riesame, e il fratello Gaetano Biondo, 53 anni.

L'ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip Luigi Petrucci. Non sarebbero i soli ad essere finiti nell’inchiesta. Tra l’altro era due le auto con le quali sarebbero arrivati i killer che hanno freddato Mazzè. La Domenica della Palme il boss Franco Mazzè 46enne era stato raggiunto da almeno otto colpi d'arma da fuoco calibro 9, sparati a bruciapelo. Una feroce esecuzione in piena regola.

Negli stessi frangenti, contro l'abitazione di un altro pregiudicato, vicino a Mazzè, erano stati esplosi altri colpi d'arma da fuoco. In base alla ricostruzione degli uomini della mobile è emerso che Stefano Biondo guidava l'auto sulla quale viaggiava il gruppo di fuoco. Gaetano spalleggiava Chianchiano al momento dell'omicidio e della sparatoria contro l'abitazione di largo Benedetto Cutrugli. Il tampon kit sulla mano destra di quest'ultimo sarebbe stato positivo.

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