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Nuova strage in mare, verso Palermo
la nave con 571 migranti e 52 salme

PALERMO. Approderà questa sera nel porto di Palermo la nave svedese Poseidon con a bordo 571 migranti e 52 salme. Si tratta delle vittime dell'ultima tragedia avvenuta nel Canale di Sicilia, che erano rinchiuse nella stiva di un barcone soccorso ieri dall'unità svedese impegnata nell'operazione Triton. I migranti sarebbero deceduti a causa dei gas di scarico dei motori dell'imbarcazione. La Prefettura di Palermo, che coordina le operazioni, ha già predisposto la macchina dell'accoglienza - Asp, Croce rossa, Protezione civile e Caritas - per garantire a tutti controlli sanitari e assistenza.

A bordo della nave Poseidon della Guardia Costiera Svedese 571 migranti e 52 salme. Tra i profughi 451 uomini, 54 donne, 67 minori. La maggior parte sono sub sahariani  Mentre 173 sono delle seguenti nazionalità: Marocco, Libia, Egitto e Tunisia.

Le stragi nel mar Mediterraneo non si fermano. Sono 3 mila i migranti soccorsi soltanto ieri nel Canale di Sicilia, compresi quelli che erano su un barcone nella cui stiva sono stati trovati 51 cadaveri e i 120 su un gommone con a bordo i corpi di tre donne (una incinta) senza vita. Persone uccise dalla mancanza d'aria, per la lucida follia di trafficanti di uomini che li stipano in luoghi chiusi dove non si può respirare o al massimo inalare monossido di carbonio emesso dai motori del natante. E chi si ribella rischia di essere picchiato selvaggiamente o buttato in mare. O che non superano la durezza della traversata come accaduto, probabilmente, alle tre donne i cui corpi erano su un gommone soccorso dalla guardia costiera.

La prima tragica scoperta è stata fatta dall'equipaggio dell' unità svedese Poseidon, inquadrata nel dispositivo Frontex: a bordo aveva appena fatto salire 130 migranti che erano su un gommone, quando è stata dirottata dal Centro nazionale soccorsi della Guardia Costiera italiana in aiuto di un barcone. Ha salvato 439 extracomunitari, ma alcuni marinai, saliti a bordo dell'imbarcazione su indicazione dei migranti, hanno aperto la stiva ed hanno scoperto 51 cadaveri. Potrebbero essere morti per avere respirato gas emesso dai motori del barcone.  Rimasti senza ossigeno come i 49 migranti vittime della strage di ferragosto. "Quelli bloccati nella stiva non potevano salire sul ponte esterno" e per costringerli l'equipaggio "faceva ricorso alla violenza, con calci, pugni e colpi di cinghia" anche se "solo provavano a uscire la testa dai boccaporti": così una decina dei 312 sopravvissuti hanno ricostruito, davanti al Gip di Catania, quel tragico viaggio sul peschereccio soccorso dalla nave Cigala Fulgosi della marina militare italiana. Superstiti e salme sono giunti il 17 agosto scorso nel porto etneo a bordo della nave norvegese Siem Pilot. I testimoni, sentiti nell'ambito di un incidente probatorio richiesto dalla Dda della Procura, hanno anche riconosciuto gli otto presunti scafisti del barcone che erano stati fermati dopo indagini della polizia di Stato, della squadra mobile della Questura e del Gico della Guardia di finanza. L'inchiesta ha collegato il decesso dei 49 uomini con l'assenza di aria all'interno dell'angusta stiva le cui dimensioni erano di circa 6 metri per 4, e alta 1,20 metri.

Identica fine stavano per fare circa 200 dei 350 migranti sbarcati a Pozzallo che hanno ricostruito alla polizia di Stato di Ragusa i momenti di tensione su un barcone soccorso nel Canale di Sicilia. "Ci hanno chiusi nella stiva - hanno detto - e quando abbiamo capito che potevamo morire soffocati abbiamo sfondato la botola per potere prendere aria e respirare...". La loro rabbia gli ha salvato la vita. La stessa cosa accaduta a alcune decine di bambini dei 218 migranti che arrivati stamattina a Catania sulla nave militare croata Andrija Mohorovicic, impegnata nel dispositivo Frontex: secondo quanto hanno raccontato a operatori di Save the children avrebbero pagato per uscire dalla stiva e potere respirare. A bordo anche la salma di un ventenne sudanese morto per cause naturali.

Salgano intanto a 45 i corpi recuperati dalla marina militare italiana nei fondali al largo della Libia dei migranti che erano a bordo del peschereccio che il 18 aprile scorso ha fatto naufragio, provocando oltre 700 morti. Le salme sono state tumulate ieri nel cimitero di Catania. Un attimo di respiro non se lo possono concedere i soccorritori che operano nel Canale di Sicilia dove i numeri parlano di oltre 2.000 soccorsi in un giorni con la cifra costantemente da aggiornare. Oltre ai 569 salvati nei due interventi della nave svedese Poseidon, altri 113 migranti che erano a bordo di un gommone parzialmente sgonfio sono stati presi a bordo dalla nave Fiorillo, della Guardia Costiera: tra loro un uomo in gravissime condizioni, che è morto poco dopo sull'unità militare italiana. A nulla è valso l'intervento di un team medico di nave Aviere, della Marina Militare. Un altro intervento di soccorso è stato compiuto da un mercantile su un gommone con 225 migranti. Il mercantile sta ora facendo rotta verso le coste greche. Nave Phoenix ha completato un altro soccorso salvando 410 migranti. Nave Bourbon Argos, di Medici senza Frontiere, ha recuperato 550 migranti che erano su un fatiscente gommone. E in serata si è concluso un altro intervento da parte di una nave della Guardia costiera islandese per un gommone con a bordo oltre 500 migranti, mentre nave Grecale ha raggiunto un altro gommone ed ha salvato un altro gruppo numeroso di migranti.

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