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Carta: «Dalla rinascita di Villa Giulia passa il rilancio della costa sud»

Da Villa Giulia deve partire la rivincita della costa sud della città. La prima villa pubblica di Palermo deve poter fare da collante tra la città antica e la sua latitudine marina, dal piano di sant’Erasmo a Brancaccio, per intenderci. Progetto fantasioso? Non più di tanto, almeno a sentire Maurizio Carta, urbanista e presidente vicario della Scuola Politecnica, delegato dal rettore. «Villa Giulia non è ingessata e compassata nel suo ruolo, deve essere il motore dello sviluppo territoriale», ha detto il docente intervenendo ieri ai microfoni di Ditelo a Rgs che ha puntato di nuovo i riflettori su Villa Giulia e i ritardi legati al suo recupero.

Maurizio Carta, Villa Giulia è dunque il futuro.

«Assolutamente si, Villa Giulia va guardata in prospettiva in relazione al suo futuro potenziale. È il punto di partenza del piano di rilancio di tutta la costa sud – risponde l’urbanista -; al di là del decoro e degli interventi tampone ispirati da uno stato di necessità e dall’abbandono degli spazi, credo che Villa Giulia abbia diritto ad interventi continuati, pesati sulla quotidianità. Insomma, ha bisogno di una strategia».

Strategia di attacco? di questi tempi non ci sono fondi.

«Non è vero, è difficile tamponare le necessità, ma sul lungo raggio si accede a finanziamenti europei dedicati. Villa Giulia è il punto di accesso e di snodo della rinascita della costa sud della città, il collante tra il centro storico e il mare, simbolo della nuova sfida dell’amministrazione comunale che investe la riqualificazione della Palermo del mare, da Romagnolo, a Brancaccio, passando per Sant’Erasmo, Acqua dei Corsari».

Un po’ di storia…

«Tutte le previsioni di sviluppo e di crescita di Palermo guardavano al mare. Poi sono arrivati gli anni ’60, i colpi di mano, lo sviluppo mafioso, le grinfie di Ciancimino: e la città andò verso nord, nacquero i quartieri dormitorio e le zone residenziali. Ci eravamo dimenticati il mare, ora lo riafferriamo».

Il progetto di recupero della costa sud parte dunque da Villa Giulia.

«La villa non è solo uno scrigno di storia o snodo di criticità: è spazio pubblico, verde, affaccio a mare. Il progetto di recupero vede insieme L’Autorità Portuale, l’amministrazione comunale e il dipartimento di Architettura dell’università: a settembre lanceremo un concorso di idee per giovani architetti under 35, per chiedere loro le idee sul recupero di Sant’Erasmo. Non cerchiamo una trasformazione costosa e pesante, non è il momento e non ci sono i fondi; pensiamo piuttosto ad allestimenti temporanei e poca spesa, in modo da far rivivere Sant’Erasmo, la Bandita e il porto sud, con occhi nuovi».

Immaginare una nuova Palermo che recuperi il suo mare.

«Il mare è la componente fondamentale, essenziale, della vita della città. La linea della nuova Palermo entra a Villa Giulia restaurata e bonificata, ne osserva i viali, i cancelli, le statue; a da lì passa all’Orto Botanico, ora che non c’è più il divisorio; poi arriva al gasometro, dove viene ipotizzato il nuovo museo della scienza e dell’energia. E ancora, la linea corre verso gli orti urbani sull’Oreto, percorre il fiume e attraversa piccoli spazi fino al Ponte dell’Ammiraglio, in cui si tuffa nel patrimonio Unesco. E ancora, tocca l’ex macello e ritorna sulla costa. È una Palermo non sepolta, ma solo non facilmente percorribile; una strada che con poca azione, potrebbe ripresentarsi diversa, più lenta, umana, piacevole, magari da fruire a piedi o in bici».

Lei sta disegnando una città vivibile, in chiave moderna e metropolitana, una città fatta di spazi verdi, aree fruibili, percorsi pedonali e ciclabili. Insomma, non sembra Palermo.

«È Palermo, magari tra un po’. Un’altra parola chiave per la zona, è il tram: non invasivo e non inquinante che faccia tornare interesse per l’area, che non sia visto soltanto come un elemento di disturbo, marginale al centro storico. Deve essere inteso come mezzo per tornare a scoprire (ed abitare) una parte di città che è bella».

Ritorniamo a Villa Giulia. Come può affacciarsi a questa nuova costa sud?

«Deve essere vissuta, anche attraverso una ristorazione leggera, aree dedicate. Il restauro non è nulla senza rispetto, e il rispetto arriva soltanto dall’amore per lo spazio. La terza parola chiave è città metropolitana: la direzione che Palermo deve prendere, aprendosi e assorbendo quelle zone che ne sono appendice, penso a Bagheria, Ficarazzi, luoghi dove abita chi lavora in città, ma non ne può sopportare i costi. Arrivando dallo stradone di Villabate, la città inizia da Villa Giulia, è l’interfaccia verde del centro storico».

Lei ha chiesto ai suoi studenti di «disegnare» la nuova Palermo metropolitana.

«Sono stati in mostra in un padiglione nella sede di viale delle Scienze, ventiquattro progetti che hanno investito varie parti di città. Di questi, sei riguardano la costa sud, e investono tutto il sistema costiero, reso piacevole e abitabile. Tra sport acquatici e riscoperta di quel sistema vegetale ed agricolo ancora presente nell’area: la costa sud ospita, nascosti, tanti piccoli fazzoletti di terra e giardini, verde erboso presente ma invisibile, che degradano dal parco di Ciaculli al mare. È la Conca d’oro che si riprende gli spazi».

A New York, Londra o Berlino farebbero a gara per un po’ di verde urbano.

«Appunto. Nelle grandi città si cerca aria e verde, ci sono giardini pensili ovunque, gli attici hanno persino terrazzi coltivati. Palermo non ha bisogno di tutto questo perché lo possiede già, anche se lo tiene nascosto. Abbiamo sempre guardato al verde come una cosa superata, e invece abbiamo un potenziale enorme».

Un ultimo passo sarà il progetto Pon Metro.

Spazi Rururban: è un tema che sta molto a cuore all’Unione europea che spinge verso questo nuovo modo di intendere i luoghi urbani. Rerurban è una delle campagne più importanti su cui l’UE immette risorse. A Palermo arriveranno 130 milioni di euro per la realizzazione del Pon Metro, ovvero il piano nazionale dedicato alla città metropolitana. Un progetto già approvato, direi persino apprezzato, tutto dedicato alla costa sud. Dobbiamo essere pronti a sfruttarlo».

E l’idea di costruire un acquario alla Bandita?

«È ancora in piedi, anzi è il progetto su cui sta lavorando Confindustria. Sono stato molto contento che l’acquario sia stato spostato dalla Cala alla Bandita: intercetteremo flussi di attenzione e di pubblico in questa zona della costa».

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