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Marzano: «Divorziati e gay: più che rivoluzione chiamiamolo cambiamento»

Risiede a Casa Santa Marta e non nei più comodi e lussuosi appartamenti papali. Ha recuperato l' uso del mezzo di comunicazione per eccellenza, il telefono.
Ha chiesto perdono per gli atteggiamenti non cristiani dei cattolici. Con lui è stato firmato il primo accordo tra Santa Sede e Palestina. E se a Scampia ha parlato della corruzione «che spuzza» per l'Expo di Milano si è scagliato contro i tre milioni di euro spesi per il padiglione della Santa Sede. È il «papa social» per antonomasia, il primo giunto dalle Americhe: il gesuita Jorge Mario Bergoglio, Sommo Pontefice dal 13 marzo 2013. Il personaggio più amato dagli italiani nella classifica Demos 2014, si è lanciato in più mission (im) possibili tra cui quella dell' accoglienza della Chiesa a omosessuali e divorziati. «Una rottura assoluta rispetto al passato», dice Marco Marzano, ordinario di Sociologia all' Università di Bergamo e collaboratore del Fatto Quotidiano.

Professor Marzano, quella di papa Francesco è una vera rivoluzione?
«La rottura di Bergoglio con la chiesa autoritaria e severa dei predecessori, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, è stata totale. Ha compreso che la via intrapresa dopo Montini da Wojtyla e Ratzinger, avrebbe condotto la chiesa cattolica, con tutti i suoi "no" a divenire non la più autorevole ma la più odiata. Però...».

Meglio chiamarli cambiamenti?
«Per parlare di rivoluzione i tempi sono prematuri. Anche perché la Chiesa, ancora, non è stata messa "sottosopra". Sono, invece, avvenuti cambiamenti radicali nello stile e nei messaggi stessi. Vere e proprie sfide all' interno della chiesa stessa: segnali di un cambiamento che con il rigore dottrinale e la la severità dei due predecessori, non c' era stato. Perché, invece, per papa Francesco la chiesa è più un "ospedale da campo" che accoglie, segue e cura. Solo così può avvicinarsi agli uomini di oggi: aprendo le braccia».
Ma ci sono anche uomini e donne che non hanno rispettato i dettami della chiesa cattolica...
«Il vero gesto della misericordia di Bergoglio che, non dimentichiamo è la parola cardine del convocato Anno Santo straordinario, sarebbe proprio l' apertura storica, anzi epocale, della chiesa nei confronti di omosessuali e divorziati, finora messi all' indice dalla chiesa. Un vero cambiamento nel paradigma delle convenzioni ecclesiastiche cui siamo abituati. Speriamo solo che la nuova fisionomia della chiesa cattolica proclamata da Francesco diventi realtà e non si limiti a bei discorsi. Solo se ci saranno riforme vere l' eredità del papa non si esaurirà con il suo pontificato ma vivrà anche dopo di lui. Perché solo le riforme restano, dopo che i papi se ne vanno».
In realtà, qualche forma di modernità verso il mondo laico si è registrata anche prima dell' arrivo di Bergoglio.
«Certo, oltre al "gran rifiuto" di Celestino V (unico esempio di abdicazione al trono pontificio) anche le "dimissioni" di Benedetto XVI possono essere considerate epocali. Così come le riforme del Concilio Vaticano II che "il papa buono" Giovanni XXIII aprì e Paolo VI chiuse: nel Sacrosanctum Conciulium la lingua latina veniva bandita per la celebrazione delle Messe a favore del più "volgare" italiano».

Quindi la parola chiave è riforma?
«Riforme come quelle indicate dal Concilio Vaticano II vanno oltre il carisma personale. Ma chiedersi quanto papa Bergoglio sia libero di attuare quanto dice, è domanda da un milione di dollari: la Chiesa cattolica è una monarchia assoluta, la libertà del papa è grande e paragonabile, dentro la Chiesa, a quella che ebbe Luigi XIV, il re Sole nella Francia del suo tempo. Il papa è uno degli uomini più potenti del mondo. Il problema, semmai, sono le conseguenze di questa sua libertà. Ci sarebbe uno scisma? Un forte abbandono da parte dei più conservatori?».
Wojtyla fu duro nei confronti dei suoi detrattori, mettendoli all' indice. Bergoglio potrebbe fare lo stesso con chi si oppone alle sue aperture.
«Sì, e allora viene da chiedersi: che cosa gli impedisce di mettere in pratica i progetti di riforma? Il punto è che oggi, per la Chiesa, il divorziato risposato vive nel peccato permanente. Magari chi uccide e si pente, può sperare nel perdono ed essere riammesso alla Comunione eucaristica: chi divorzia, no. Per non parlare degli omosessuali...».
Ma il suo «chi sono io per poter giudicare un gay» farebbe ben sperare.
«Sarebbe auspicabile. Accogliere i gay e non escludere i divorziati risposati sono due aspetti principali del documento base del prossimo Sinodo dei vescovi sulla famiglia che si terrà in Vaticano dal 4 al 25 ottobre: tracce sulle quali trecento presuli da ogni parte del mondo discuteranno col Papa».

Chi tifa per Bergoglio echi rema contro?
«Qualche avversario Bergoglio ce l' ha. A tifare per lui è soprattutto il popolo di Dio, quello dei fedeli che hanno visto in lui un uomo buono, aperto ma anche spiritoso e aperto ai cambiamenti. Certo, le resistente all' interno sono ancora parecchie: la Chiesa africana e americana, per esempio, sono conservatrici e timorose ad affrontare la modernità dei tempi. Sono però i suoi fedeli ad attendere con ansia qualche cambiamento epocale».

 

 

 

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