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La neonata morta a Catania,
la Borsellino pronta a dimettersi

Il caso della piccola Nicole registra uno scontro violento tra Regione e ministero della Salute, con il ministro Lorenzin che evoca un nuovo commissariamento e il governatore Crocetta che bolla come «improvvide e ingenerose» le sue parole

PALERMO. Mentre la procura si appresta ad iscrivere i primi nomi nel registro degli indagati, il caso della piccola Nicole, la neonata morta ieri in Sicilia, registra uno scontro violento tra Regione e ministero della Salute, con il ministro Lorenzin che evoca un nuovo commissariamento, il governatore Crocetta che bolla come «improvvide e ingenerose» le sue parole e l'assessore alla Sanità Borsellino che, proprio per queste critiche, avrebbe manifestato la volontà di dimettersi.

«Il caso è complesso e ci vorrà del tempo», occorre «valutare l'origine dalla patologia, le cure prestate, la richiesta alle strutture specialistiche e il trasporto». Il procuratore di Catania, Giovanni Salvi, annuncia la massima attenzione per la «vicenda triste e terribile» della neonata morta tre ore dopo la nascita, avvenuta ieri con parto naturale a termine, nella clinica Gibiino, mentre era su un'ambulanza che la trasportava a Ragusa, nell'unica Unità di terapia intensiva di neonatologia (Utin) che aveva posti letto disponibili.

A Catania i 4 ospedali erano "pieni", e non è stato possibile trasferire la bambina, in elicottero perchè il servizio del 118 la notte non è in funzione nel capoluogo etneo. Il procuratore Salvi, mantenendo il riserbo, si limita a dire che nell'inchiesta ci saranno indagati, come atto dovuto. Perchè, spiega, è «necessario iscrivere quelli che hanno avuto» un compito per «consentire loro di avere tutti gli elementi per difendersi, ma per il momento non vi sono individuazioni di precise responsabilità». E quelle penali, ricorda il magistrato, «sono personali e non di strutture». Invece «per quanto riguarda i profili organizzativi del servizio e la disponibilità delle sale bisogna chiedere a chi è competente, a partire dall'assessorato regionale alla sanità». Le persone sulle quali stanno indagando sono i medici della clinica, che è tornata a «respinge fermamente ogni illazione e congettura sul proprio operato».

Dalla casa di cura si dicono certi che «dagli esami autoptici emergerà che il decesso è stato causato da fattori che esulano dall'attività dei medici della struttura, che hanno fatto di tutto per salvare la vita alla neonata», nata con peso normale, utilizzando «cannule e sondini immediatamente dopo la nascita». Accertamenti anche sui contatti con il 118, per verificare tempistica e rispetto del protocollo. E nelle quattro Utin degli ospedali di Catania per chiarire se non c'erano posti o se si sarebbe potuto in qualche modo sopperire all'emergenza.

Sull'inchiesta la famiglia invoca il silenzio stampa, rotto dalla mamma di Nicole su Facebook: «la nostra bambina non c'è più e - accusa - non per cause naturali ma per un errore umano, tanti errori umani... quello che dicono i Tg è solo una parte di verità... ma presto si avrà giustizia, presto tutto verrà alla luce e la mia piccola avrà pace». Un nonno parla invece di «sanità quasi delinquenziale in Sicilia». Prova a chiarire, anche nei termini, uno dei responsabili delle Utin di Catania senza posti letto: «Chiamatela col suo nome, malapolitica, perchè questo non è un caso di malasanità», dice Vincenzo Di Benedetto, primario del Policlinico Universitario, che «giornalmente è costretto a rifiutare ricoveri». Dall'Aiop, l'associazione delle casa di cura private, si ricorda come «da tempo le cliniche non pubbliche chiedono di potere attivare delle Utin, ma - ricorda la presidente Barbara Cittadini - finora abbiamo ricevuto soltanto dinieghi dalla Regione»

E la Regione si è mossa col governatore Rosario Crocetta e l'assessore regionale alla Sanità, Lucia Borsellino. Quest'ultima ha convocato i manager degli ospedali di Catania e i responsabili della clinica Gibiino. «È troppo presto per avere elementi certezza - osserva l'assessore - l'incontro di oggi è stato finalizzato ad acquisire primi elementi di informazione sotto il profilo assistenziale. È dovere di tutte le istituzioni fare accertamenti. Il nostro compito - ricorda - è quello di accertare tutti i livelli di responsabilità anche della stessa Casa di cura, e su quelli costruiremo i provvedimenti consequenziali». Contro l'assessore si schierano però il Codacons e la Fp Cgil che sollecitano le sue dimissioni. Anche i deputati regionali del M5s chiedono all'assessore di riferire in aula «con urgenza».

Ma l'affondo più duro arriva dal ministro Beatrice Lorenzin che «attende il documento finale degli ispettori» inviati in Sicilia per valutare «se i livelli essenziali di assistenza siano correttamente erogati dalla Regione o se ricorrano elementi per un nuovo commissariamento». Parole «improvvide e ingenerose» quelle del ministro, secondo il governatore Crocetta, di fronte alle quali l'assessore Borsellino avrebbe manifestato l'intenzione di dimettersi. È lo stesso Crocetta ad invitarla a ripensarci: «Le sue dimissioni - dice - sarebbero un grave danno per la Sicilia e per la Sanità della regione». «Lucia Borsellino - ha aggiunto Crocetta - è stata in prima linea nella lotta al malaffare e contro gli sprechi nella Sanità.

IL SINDACO, ENZO BIANCO: "NON SI DIMETTA".«Chiediamo a Lucia Borsellino di ripensarci e di non dimettersi». Lo ha detto il sindaco di Catania Enzo Bianco, commentando l'intenzione dell'assessore regionale alla Sanità di lasciare la sua carica. «I responsabili - ha aggiunto Bianco - di questa vicenda così tragica e indegna di un Paese civile devono essere individuati e pagare, ma Lucia Borsellino non ha alcuna colpa. Per questo le chiediamo di tornare sulla sua decisione. Abbiamo bisogno non soltanto della sua grande competenza professionale ma anche della dedizione con la quale l'Assessore, nonostante le mille difficoltà, si è impegnata per rendere efficiente la Sanità siciliana».

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