PALERMO. Dopo che il Tar ha ammesso a Medicina nuovi ricorsisti, le facoltà sono costrette a fare i conti anche con il triplo degli studenti: sono i giovani che hanno partecipato ai test ad aprile e hanno vinto il ricorso perché i test, spiegano i giudici, hanno violato le norme sull'anonimato.
Così ora a Palermo rispetto alle circa 400 matricole previste, ce ne sono 1200. A Catania sono circa 600 rispetto ai 300 programmate. Le aule non bastano per tutti. Ma soprattutto si teme per il futuro: una volta laureati, come troveranno spazio nei corsi di specializzazione e come potranno trovare un lavoro? L’interrogativo è stato lanciato ieri mattina da Michele D’Arienzo, uno dei referenti per la Sicilia della Siot, la Società italiana di Ortopedia e traumatologia nel corso del suo intervento a «Ditelo a Rgs», la trasmissione radiotelevisiva in onda dal martedì al sabato su Tgs ed Rgs.
E Francesco Vitale, presidente della Scuola di medicina e chirurgia dell'università di Palermo sottolinea: «Il numero programmato nelle università serve per garantire il mercato occupazionale. Ma si è scambiato il diritto al lavoro con un falso diritto allo studio. Il mercato si era stabilizzato negli anni scorsi – continua Vitale – ma tra sei anni si rischia una impennata di disoccupati tra i medici siciliani». Vitale evidenzia che «se poi il ministero diminuirà ulteriormente i posti nelle scuole di specializzazione, allora sarà il caos. Tra l’altro abbiamo in Sicilia e al Sud maggiori difficoltà rispetto al resto del Paese».
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