PALERMO. Adesso c’è il decreto. Ed è ufficiale la revoca di una delle gare d’appalto più importanti degli ultimi anni: la Regione ferma i lavori per la ristrutturazione dei due bacini di carenaggio del Cantiere Navale di Palermo e dirotta l’investimento su una nuova gara per realizzare un impianto analogo ma dalle dimensioni molto superiori. Una mossa che riapre uno scontro fra colossi industriali e provoca una richiesta di danni alla Regione per un centinaio di milioni. Il maxi appalto revocato ieri dall’assessorato regionale alle Attività produttive, guidato da Linda Vancheri, è quello per ristrutturare i due bacini di carenaggio da 19 mila e 52 mila tonnellate: le strutture su cui vengono sollevate le navi per effettuare le riparazioni. Le gare sono state bandite nel 2010 e le graduatorie sono arrivate solo nel 2012: prima e dopo c’è stata una serie di ricorsi che hanno messo l’uno contro l’altro i due principali gruppi industriali del settore, Fincantieri e Cimolai. Alla fine l’appalto è andato a quest’ultimo, a cui si sono associati i siciliani della Metalmeccanica Agrigentina. Ma l’appalto non è mai stato assegnato. Bandito dal governo Lombardo, la giunta Crocetta non lo ha mai condiviso. E recentemente un accordo fra il Comune di Palermo, l’Autorità portuale e la stessa Regione ha dato il via a un progetto alternativo: la realizzazione di un bacino di carenaggio da 80/90 mila tonnellate. Un piano che ha visto la condivisone del governo nazionale, rappresentato in fase istruttoria dal sottosegretario siciliano Simona Vicari. Ma i soldi disponibili sono sempre gli stessi: 54 milioni che la Regione, sfruttando risorse europee, può elevare a 65. Per questo motivo già nell’autunno scorso l’assessore Vancheri ha avviato la revoca dell’assegnazione dell’appalto a Cimolai.