MANILA. Costruzione della giustizia sociale, rispetto della dignità della persona, difesa dei diritti dei più deboli, a cominciare dai bimbi mai nati. Un appello contro la corruzione, e per una classe dirigente che sia esempio di onestà e dedizione al bene comune. Una riflessione sulla difficoltà delle «nostre democrazie» a difendere i valori. Su questi punti ha insistito il Papa incontrando le autorità e il corpo diplomatico delle Filippine nel palazzo presidenziale, nel suo primo discorso pubblico dall'arrivo a Manila. Papa Bergoglio ha sottolineato anche il ruolo dei giovani e delle famiglie nella società. Ha spiegato che scopo del viaggio è prima di tutto «esprimere la mia vicinanza - ha detto - ai nostri fratelli e sorelle che hanno patito le sofferenze, i danni e le devastazioni causate dal tifone Yolanda. Insieme ai popoli di tutto il mondo - ha spiegato a proposito del tifone che nel novembre 2013 ha causato più di seimila morti e devastazioni terribili - ho ammirato la forza, la fede e la resistenza eroiche dimostrate da tanti Filippini di fronte a questo disastro naturale, e di tanti altri».
Ha analizzato il tifone come momento di «crisi nazionale», e esempio di reazione collettiva nel senso della solidarietà. L'appello contro la corruzione è importante sia in particolare rispetto alla gestione dei fondi della ricostruzione, che più in generale per la democrazia filippina, sempre in lotta contro la corruzione, contro il peso delle grandi famiglie e con un senso «debole» della cosa pubblica e del bene comune. Papa Francesco ha incontrato il corpo diplomatico dopo la cerimonia di benvenuto nel giardino del Palazzo presidenziale, e dopo la visita di cortesia al presidente delle Filippine Benigno Aquino, figlio di Cory, la presidente della rivoluzione pacifica che spodestò il dittatore Marcos, e figlio del senatore Benigno, assassinato nel 1983 mentre rientrava dall'esilio per opporsi a Marcos.
All'esterno del palazzo è stato accolto dalla guardia d'onore, e prima del colloquio privato con il presidente, ha firmato il Libro d'oro. La reazione al tifone, dunque: «In quel momento di crisi nazionale, innumerevoli persone sono venute in aiuto dei loro vicini bisognosi. Con grande sacrificio hanno offerto il loro tempo e le loro risorse, creando una rete di mutuo soccorso e di impegno per il bene comune». Poi «l'imperativo morale di assicurare la giustizia sociale e il rispetto della dignità umana: la grande tradizione biblica prescrive per tutti i popoli il dovere di ascoltare la voce dei poveri e di spezzare le catene dell'ingiustizia e dell'oppressione, che danno origine a palesi e scandalose disuguaglianze sociali. La riforma delle strutture sociali che perpetuano la povertà e l'esclusione dei poveri, - ha detto - prima di tutto richiede una conversione della mente e del cuore». «I Vescovi delle Filippine - ha ricordato il Papa - hanno chiesto che quest'anno sia proclamato »Anno dei Poveri«. Spero che questa profetica istanza determini in ciascuno, a tutti i livelli della società, il fermo rifiuto di ogni forma di corruzione che distolga risorse dai poveri, e determini la volontà di uno sforzo concertato per includere ogni uomo, donna e bambino nella vita della comunità».
«Oggi le Filippine, - ha osservato papa Bergoglio - insieme a molte altre nazioni dell'Asia, si trova davanti all'esigenza di costruire una società moderna fondata su solide basi - una società rispettosa degli autentici valori umani, che tuteli la nostra dignità e i diritti umani, fondati su Dio, e che sia pronta ad affrontare nuovi e complessi problemi etici e politici. Come molte voci nella vostra nazione hanno segnalato, è ora più che mai necessario che i dirigenti politici si distinguano per onestà, integrità e responsabilità verso il bene comune. In questo modo potranno preservare le ricche risorse umane e naturali con cui Dio ha benedetto questo Paese. Così saranno in grado di fornire le risorse morali necessarie ad affrontare le istanze del presente, e trasmettere alle generazioni future una società veramente giusta, solidale e pacifica».
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