COLOMBO. Papa Francesco è giunto oggi alle 8,45 locali (le 4.15 in Italia) nell'aeroporto internazionale Bandaranaike di Colombo, ricevuto dal presidente Maithripala Sirisena e dal cardinale arcivescovo della capital Malcolm Ranjith. Migliaia di fedeli cingalesi saluteranno il pontefice lungo il percorso fra lo scalo aereo e il centro città. Al momento in cui papa Francesco è sceso dall'aereo speciale dell'Alitalia con le insegne del Vaticano, un bambino ed una bambina gli hanno offerto una ghirlanda di fiori bianchi e gialli mentre un coro ha intonato motivi religiosi. Contemporaneamente danzatori si sono esibiti in balli tradizionali locali.
Ad accoglierlo sulla pista dell'aeroporto, insieme alle massime autorità politiche e religiose cingalesi, anche un corpo d'onore delle forze armate dello Sri Lanka. Il corteo papale, preceduto da motociclisti, si è quindi diretto verso il centro di Colombo dove migliaia di persone arrivate molte ore prima lo hanno salutato con bandiere e grida di gioia. L'auspicio di una riconciliazione nello Sri Lanka, percorso da tensioni etniche e religiose, è stato al centro del primo discorso di papa Francesco, tenuto all'aeroporto di Colombo subito dopo il suo arrivo.
«L'incapacità di riconciliare le diversità e le discordie, antiche o nuove che siano - ha detto Bergoglio - ha fatto sorgere tensioni etniche e religiose, accompagnate frequentemente da esplosioni di violenza. Per molti anni lo Sri Lanka ha conosciuto gli orrori dello scontro civile, ed ora sta cercando di consolidare la pace e di curare le ferite di quegli anni. Non è un compito facile quello di superare l'amara eredità di ingiustizie, ostilità e diffidenze lasciata dal conflitto. Si può realizzare soltanto superando il male con il bene e coltivando quelle virtù che promuovono la riconciliazione, la solidarietà e la pace. Il processo di risanamento richiede inoltre di includere il perseguimento della verità, non con lo scopo di aprire vecchie ferite, ma piuttosto quale mezzo necessario per promuovere la loro guarigione, la giustizia e l'unità».
Dare «voce a tutti» e imparare ad «accettarsi» reciprocamente, vivendo «come un'unica famiglia»: Queste le speranze di papa Francesco per lo Sri Lanka. «La mia visita - ha detto papa Bergoglio all'aeroporto di Colombo - vuole esprimere l'amore e la preoccupazione per tutti gli srilankesi e confermare il desiderio della comunità cattolica di essere attivamente partecipe della vita di questa società. È una costante tragedia del nostro mondo che molte comunità siano in guerra tra di loro».
«Sono convinto - ha proseguito papa Francesco - che i seguaci della varie tradizioni religiose hanno un ruolo essenziale da giocare nel delicato processo di riconciliazione e di ricostruzione che è in corso in questo paese. Perchè tale processo avvenga bisogna che tutti i membri della società lavorino assieme, che tutti abbiano voce. Tutti devono essere liberi di esprimere le proprie preoccupazioni, i propri bisogni, le proprie aspirazioni e le proprie paure. Ma soprattutto devono essere pronti ad accettarsi l'un l'altro, a rispettare le legittime diversità e a imparare a vivere come un'unica famiglia. Ogni volta che le persone si ascoltano tra loro umilmente e apertamente, possono emergere i valori e le aspirazioni comuni. La diversità non sarà più vista come una minaccia, ma come fonte di arricchimento, la strada verso la giustizia, la riconciliazione e l'armonia sociale appare ancora più chiaramente».
«In questo senso - ha suggerito il Pontefice - la grande opera di ricostruzione deve comprendere il miglioramento delle infrastrutture e provvedere ai bisogni materiali ma anche, e soprattutto, promuovere la dignità umana, il rispetto dei diritti dell'uomo e la piena inclusione di ogni membro della società. Formulo voti che i dirigenti politici, religiosi e culturali dello Sri Lanka, misurando ogni parola sul bene e sul risanamento che ne verrà, diano un contributo duraturo al progresso materiale e spirituale del popolo dello Sri Lanka».
Le prime divisioni tra tamil e cingalesi nello Sri Lanka in epoca contemporanea risalgono al 1956, quando la maggioranza cingalese impose la propria lingua provocando tra l'altro l'espulsione dei tamil dagli incarichi pubblici. La minoranza fu costretta a rifugiarsi in alcune province del Nord e dell'Est, e durante vari decenni subì una serie di discriminazioni, fino, nel 1983, all'assassinio di circa centomila tamil. Nacque poi la formazione terrorista delle tigri tamil e il paese precipitò in un conflitto, che nell'ultima fase fu particolarmente cruento. Nel 2009 il governo intervenne militarmente nelle province tamil, da allora la guerra è finita ma la pace è lontana. Human Wright Watch ha denunciato stupri dell'esercito su donne e bambini, violazione dei diritti degli abitanti, e continua la campagna del governo per facilitare l'insediamento dei cingalesi nelle zone tamil. La Chiesa cattolica, composta da srilankesi sia di etnia tamil che cingalese, è impegnata nell'opera di pacificazione.
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