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Tagli ai consorzi e stop ad enti inutili, ecco la riforma: così cambia l’Agricoltura

Il progetto, elaborato dall’assessore Caleca, sarà inserito nella Finanziaria. Previsti meno soldi per i Consorzi di bonifica e accorpamenti degli uffici

PALERMO. Ci sono paesi della Sicilia in cui convivono a poche centinaia di metri di distanza le condotte agrarie, le Soat dell’assessorato e le Sopat dell’Ente sviluppo agricolo. Tre strutture che fanno (quasi) la stessa cosa e che pagano tre affitti ma che entro il 2015 potrebbero essere accorpate. Da qui parte il progetto di riforma dell’assessorato all’Agricoltura, già inserito nel dossier dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei in vista della Finanziaria di aprile.
La riforma dell’assessorato. Il progetto dell’assessore all’Agricoltura, Nino Caleca, parte da un presupposto numerico: in Sicilia esistono poco meno di 60 condotte agrarie, altrettante Soat e una quarantina di Sopat (strutture che offrono assistenza agli agricoltori). In più esistono 9 Ispettorati agrari e altrettante Ripartizioni faunistico venatorie. Entro qualche mese tutti questi uffici doppioni verranno accorpati. Il progetto parla di «drastica riduzione degli uffici periferici dell’assessorato partendo dalla chiusura di quelli non più funzionali, trasferimento degli altri in locali demaniali e riduzione del 20% del costo degli affitti rimanenti».
I consorzi di bonifica. Oggi una delle principali voci di spesa sono gli undici consorzi di bonifica. L’assessore Caleca sta provando a portare a termine la riforma - approvata nella Finanziaria del gennaio 2014 - che prevede la loro riduzione a 2 col taglio dei dirigenti (oggi 3 per ogni struttura) e la limitazione della capacità di bandire appalti (molti dei quali hanno visto lievitare i costi con varianti su cui l’assessorato ha dei dubbi).

Il piano, cioè i decreti attuativi, per ora è arenato in commissione Attività produttive all’Ars. Nell’attesa Caleca vorrebbe correggere l’attuale sistema di finanziamento. I consorzi costano ancora 53 milioni all’anno con cui vengono pagati essenzialmente i 1.200 dipendenti di ruolo e i mille precari. Il problema è che queste strutture che riforniscono d’acqua gli agricoltori non riescono a incassare i canoni: c’è una percentuale di evasione del 60/70%, rileva l’assessorato. E allora ecco l’alternativa: cancellare l’obbligo di finanziare i consorzi per almeno il 95% delle spese «senza dare alcuna indicazione sulla nuova percentuale». Il sistema di finanziamento passerà dalla riscossione effettiva dei canoni irrigui «e - si legge nel carteggio di Caleca - si stimolerà i consorzi ad aumentare gli incassi parametrando il residuo contributo regionale alla riscossione. Maggiore è la percentuale di riscossione, maggiore sarà il contributo regionale».

Un mutuo per i debiti

Il vero problema in vista della riduzione dei consorzi resta però l’indebitamento: le attuali strutture hanno accumulato oltre cento milioni di debiti e l’unica soluzione all’orizzonte è un mutuo.

Gli enti inutili

L’ultimo atto della riforma riguarda la galassia degli enti che si muovono intorno all’assessorato. Il primo a essere ridimensionato potrebbe essere l’Istituto Vite e Vino, oggi equiparato a dipartimento con tanto di direttore generale e in futuro assorbito dagli uffici dell’assessorato. Infine, dovrebbero essere accorpati in una sola agenzia regionale tutti gli altri enti: l’Istituto per l’incremento ippico, lo Zooprofilattico, lo Zootecnico e i vari consorzi di ricerca in campo agricolo. L’articolo che verrà inserito in Finanziaria prevede che «entro 120 giorni l’assessore individua gli enti e gli istituti da accorpare». Probabilmente anche l’Ente sviluppo agricolo finirà assorbito dall’agenzia unica. Non a caso per il personale di questo ente è previsto in futuro l’impiego in progetti di salvaguardia dal rischio idrogeologico da finanziare con i fondi europei: i trattoristi finiranno dunque come i forestali e l’ente dovrebbe diventare un’area interna all’assessorato.

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