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Papa Francesco: "Basta poco per arrivare alla corruzione"

«Un giorno una mancia qua, l'altro giorno una tangente là, a poco a poco si arriva alla corruzione». E succede anche ai «cristiani verniciati».

CITTÀ DEL VATICANO. «Un giorno una mancia qua, l'altro giorno una tangente là, a poco a poco si arriva alla corruzione». E succede anche ai «cristiani verniciati». È l'ammonizione di papa Francesco, nella omelia della messa a Santa Marta, in cui ha parlato del rischio di essere «cristiani mondani», «pagani con due pennellate di cristianesimo», «abituati alla mediocrità».

Questi, ha commentato, hanno mentalità mondana invece di essere «cittadini dei cieli», e sono attaccati al denaro.  Il tema dell'attaccamento al denaro è stato ripreso da papa Francesco nella udienza che ha concesso ai superiori religiosi italiani. La loro Confederazione (Cism) ha appena terminato la assemblea generale che aveva a tema la missione nell'ottica della Evangelii gaudium, documento fondativo del pontificato di Bergoglio.

«Se uno non rinuncia a tutti i suoi averi »non può essere mio discepolo«, ha dunque detto papa Francesco ai superiori religiosi, citando il capitolo 14 del Vangelo di Luca.

«Questa decisione, con forme diverse - ha affermato - è richiesta ad ogni cristiano. Ma noi religiosi siamo chiamati a darne una testimonianza di profezia. La testimonianza di una vita evangelica è ciò che distingue il discepolo missionario e in particolare chi segue il Signore nella via della vita consacrata. E la testimonianza profetica coincide con la santità«. Contro la corruzione come cedimento alla mentalità mondana, papa Francesco ha ricordato che "Gesù fu un segno di contraddizione per le autorità religiose del suo tempo: capi dei farisei e dei sadducei, dottori della legge. E lo fu anche per altre opzioni e proposte: esseni, zeloti, ecc.« Al Cism il Pontefice ha chiesto anche di »decentrarsi« per incontrare il popolo delle periferie, e ha ricordato che »ogni carisma per vivere ed essere fecondo è chiamato a decentrarsi, perchè al centro ci sia solo Gesù Cristo. Il carisma non va conservato come una bottiglia di acqua distillata, va fatto fruttificare con coraggio, mettendolo a confronto con la realtà presente, con le culture, con la storia, come ci insegnano i grandi missionari dei nostri istituti«.  Papa Francesco ha poi chiesto franchezza nei rapporti: »Ma per favore, - ha esortato - che non ci sia tra voi il terrorismo delle chiacchiere, cacciatelo via, eh?, ci sia fraternità, e se hai qualcosa contro tuo fratello, diglielo in faccio, una volta finirà a pugni, ma meglio questo che il terrorismo delle chiacchiere«. Il Pontefice ha richiamato l'importanza della vita fraterna in una »cultura dominante« che »è individualista, centrata sui diritti soggettivi. È una cultura che corrode la società a partire dalla sua cellula primaria che è la famiglia. La vita consacrata può aiutare la Chiesa e la società intera dando testimonianza di fraternità, che è possibile vivere insieme come fratelli nella diversità: questo è importante!«. Analogo richiamo alla importanza della vita fraterna come testimonianza al mondo il Papa ha fatto anche nella udienza a 40 vescovi da 24 paesi del mondo, di diverse confessioni cristiane, che hanno partecipato al convegno ecumenico organizzato dai focolari.

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