PALERMO. Un’oretta in aula, ieri mattina, è bastata per l’approvazione delle quote fisse e variabili necessarie per il calcolo della Tari, la tassa sui rifiuti. Ma quella che doveva essere una formalità, dopo il via libera al regolamento di venerdì sera, si è trasformata in una faticaccia. L’atto (propedeutico al bilancio di previsione) è passato con un risicato 16-12 a favore della maggioranza e i momenti di tensione non sono mancati. Scaramucce a parte, c’è che sono state confermate le tariffe indicate dalla giunta nel regolamento varato in agosto. Il gettito della Tari è pari a 128 milioni contro i 122 della Tares 2013. È matematico, dunque, che il Comune, dopo la stipula del contratto di servizio con Rap, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti, era chiamato a tirar fuori qualcosa in più dalle tasche dei contribuenti. In generale si può dire che le utenze domestiche risparmieranno leggermente rispetto alla tassa dell’anno scorso, mentre per alcune utenze non domestiche il tributo sarà più salato. Decisivi nel raffronto sono anche i 30 centesimi a metro quadrato di maggiorazione statale. Calcolati nella Tares 2013, adesso non influiscono più sulla Tari. «Anche se — spiega l’assessore al Bilancio, Luciano Abbonato — gravano sulle casse del Comune con i minori trasferimenti dallo Stato».
Così ieri si è combattuta l’ennesima battaglia a colpi di tabelle e controtabelle. Non appena la delibera è stata approvata sono arrivati i dati elaborati dal consigliere di minoranza Sandro Leonardi (Pd) che lasciano trasparire aumenti del 5-6% per tutte le fasce coinvolte. Accompagnate da una dichiarazione: «La Tari approvata dal Consiglio comunale — afferma Leonardi — sarà una mazzata per i palermitani, che dovranno sborsare 128 milioni per un servizio inefficiente, come dimostrano le strade della città, piene di rifiuti. Inoltre le agevolazioni previste sono pari ad appena l'1% di quanto incasseranno, 1,3 milioni a fronte di quasi 130. Il sindaco si conferma bravissimo nel tartassare i cittadini, meno nel risolvere i loro problemi». Le cifre del consigliere democratico però vengono contestate dall’assessore, che ha fornito altri dati. «Per fare il confronto — afferma Abbonato — Leonardi non ha tenuto conto della maggiorazione statale di 30 centesimi a metro quadrato che i cittadini hanno versato con la Tares e che non verseranno più ora». Per Francesco Bertolino, presidente della commissione Bilancio, «il vero tema da affrontare, in cui l'amministrazione e il sindaco in prima persona si sono impegnati, è offrire un servizio adeguato al tributo richiesto».
Quanto pagheranno in realtà i palermitani? Un single in un appartamento di 100 metri quadrati verserà 272 euro contro i 287 dell’anno scorso. Ecco tutte le altre famiglie, sempre in abitazioni da 100 metri quadrati, a seconda dei componenti. Tra parentesi la quota della Tares 2013. Per due persone 321 euro (334), tre persone 351 euro (362), quattro persone 378 euro (388), cinque persone 386 (396), sei o più persone 378 euro (388). A Napoli, secondo un altro raffronto fornito dal Comune, si paga di più per tutti i nuclei familiari. Mentre a Torino, Milano, e Roma la Tari è più bassa per le famiglie fino a 4 persone.
Tra le utenze non domestiche l’aumento più corposo riguarda i banchi di mercato di generi alimentari con un +3,73% rispetto all’anno scorso. La tassa su 100 metri quadrati sarà di 4.447 euro contro i 4.287 del 2013. Tributo più caro anche per le attività «ortofrutta, pescherie, fiori e piante, pizza al taglio» (+3,62%) che pagheranno 3.912 euro contro i 3.775 del 2013. Tra i rincari più alti anche quelli per ristoranti, pizzerie e pub (+3,37%) e per bar e pasticcerie (+3,01%).
Tari meno cara rispetto alla Tares per i capannoni industriali, per i cinema e per i teatri (-6,09%). Lievi aumenti per uffici, agenzie e studi professionali (+0,36%) e per gli alberghi con ristorante (+0,78%) e senza ristorante (+0,11%). E ieri Federalberghi Palermo, attraverso una nota del presidente Nicola Farruggio, ha chiesto «l’opportunità di provvedere ad una tassazione proporzionale al numero delle camere occupate nel corso dell’anno o con equiparazione degli alberghi alle civili abitazioni, come già avviene in altre regioni».
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