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Don Ciotti minacciato da Riina dal carcere: “Il mio impegno contro la mafia è fedeltà al Vangelo”

ROMA. "Per me l'impegno contro la mafia è da sempre un atto di fedeltà al Vangelo, alla sua denuncia delle ingiustizie, delle violenze, al suo stare dalla parte delle vittime, dei poveri, degli esclusi. Al suo richiamarci a una 'fame e sete di giustizia' che va vissuta a partire da qui, da questo mondo". Così don Luigi Ciotti dopo le minacce di Riina.
"Riguardo don Puglisi, che Riina cita e a cui non oso paragonarmi perché sono un uomo piccolo e fragile, un mafioso divenuto collaboratore di giustizia parlò di 'sacerdoti che interferiscono'. Ecco io mi riconosco in questa Chiesa che 'interferisce'". Lo dichiara don Luigi Ciotti di cui nelle intercettazioni Riina dice: "Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi".
"Le minacce di Totò Riina dal carcere sono molto significative. Non sono infatti rivolte solo a Luigi Ciotti, ma a tutte le persone che in vent'anni di Libera si sono impegnate per la giustizia e la dignità del nostro Paese. Cittadini a tempo pieno, non a intermittenza". Lo dichiara il sacerdote commentando le intercettazioni del boss di Cosa Nostra. "Solo un 'noi', non mi stancherò di dirlo - prosegue don Ciotti - può opporsi alle mafie e alla corruzione. Libera è cosciente dei suoi limiti, dei suoi errori, delle sue fragilità, per questo ha sempre creduto nel fare insieme, creduto che in tanti possiamo fare quello che da soli è impossibile".  
"Le mafie sanno fiutare il pericolo - prosegue - Sentono che l'insidia, oltre che dalle forze di polizia e da gran parte della magistratura, viene dalla ribellione delle coscienze, dalle comunità che rialzano la testa e non accettano più il fatalismo, la sottomissione, il silenzio".  "Queste minacce - aggiunge don Ciotti tornando a parlare di Riina - sono la prova che questo impegno è incisivo, graffiante, gli toglie la terra da sotto i piedi". "Siamo al fianco dei famigliari delle vittime, di chi attende giustizia e verità, ma anche di chi - sottolinea - caduto nelle reti criminali, vuole voltare pagina, collaborare con la giustizia, scegliere la via dell'onestà e della dignità. Molti famigliari vanno nelle carceri minorili dove sono rinchiusi anche ragazzi affiliati alle cosche".



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