PALERMO. «In Sicilia sono 275 i comuni (su 390) in cui sono presenti aree a rischio idrogeologico (poco più del 70% del totale) con oltre 55 mila persone che ogni giorno vivono o lavorano in aree considerate pericolose per frane e alluvioni». A scattare la fotografia del rischio è Gian Vito Graziano, presidente del Consiglio nazionale dei Geologi italiani. Un problema che non riguarda solo le persone ma anche le strutture: sono 14 mila gli edifici costruiti in zone di rischio elevato e 300 i capannoni a uso produttivo situati in zone dove la possibilità di frane e alluvioni è maggiore. Dati preoccupanti quelli indicati nel rapporto del Cresme, ma non sono i soli ad allarmare. Il Piano sull’assetto idrogeologico redatto dell'assessorato regionale al Territorio presenta 1.300 zone sotto osservazione, mentre il rapporto preliminare sul rischio idraulico, che considera allagamenti ed esondazioni dei fiumi, presenta 8.500 «nodi», cioé zone in cui un corso d’acqua incontra una località abitata, incontri dai quali potrebbero scaturire pericoli per le persone. Non è da poco neppure il numero stimato delle frane in Sicilia: 34 mila frane in media all'anno, di cui 22 mila per le quali l’emergenza è continua.
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