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Processo Escort, la sentenza: sconcertante quadro della vita privata di Berlusconi

BARI. Dagli atti del processo sulle escort portate da Gianpaolo Tarantini nelle case di Silvio Berlusconi emerge «uno sconcertante quadro della vita privata di vari soggetti coinvolti nella vicenda, dalle ragazze sino all'allora presidente del Consiglio». È scritto nelle motivazioni della sentenza di condanna dell'avv.Salvatore Castellaneta.
«Lo sforzo finanziario impiegato per il raggiungimento dello scopo comune dimostra che si sia trattato di una vera e propria impresa criminale finalizzata ad ottenere vantaggi economici attraverso l'uso sistematico di numerose ragazze». Lo scrive il gup di Bari Ambrogio Marrone nella motivazioni della sentenza a carico dell'avvocato fasanese Salvatore Castellaneta, che costituisce uno stralcio del processo sulle escort portate dall'imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nelle residenze dell'allora premier Silvio Berlusconi.
Per il giudice, Tarantini aveva il ruolo di promotore e «finanziatore del complesso meccanismo associativo» e «aveva costruito una rete di collaboratori i quali, per motivi di
interessi vari, si prestavano a reclutare ragazze disponibili alla prostituzione o vere e proprie professioniste del sesso, che offrivano il proprio corpo ai clienti procurati da
Tarantini». Secondo il gup, «i principali e stabili collaboratori di Tarantini erano Massimiliano Verdoscia e Pierluigi Faraone che aiutavano Tarantini nella preparazione e
nella ricerca delle ragazze destinate ad allietare le serate nelle residenze di Berlusconi (Arcore, Palazzo Grazioli e Villa Certosa, ndr) e a fornire prestazioni sessuali retribuite».
Salvatore Castellaneta, condannato con rito abbreviato per sfruttamento della prostituzione a un anno di reclusione ma assolto dal reato associativo, «partecipava - secondo la sentenza - solo occasionalmente alle iniziative di Tarantini».
Per il difensore di Castellaneta, avv. Michele Laforgia, «la sentenza riconosce espressamente che Castellaneta era estraneo al sistema ideato da Gianpaolo Tarantini per conquistare i favori dell'allora presidente del Consiglio Silvio Berlusconi».
Altre sette persone sono imputate dinanzi al Tribunale di Bari con rito ordinario. Il reato associativo è contestato a Tarantini, Verdoscia e Faraone mentre rispondono di induzione,
favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione gli altri quattro imputati, Claudio Tarantini (fratello di Gianpaolo), Sabina Beganovic, nota come «l'ape regina» delle feste del premier, le attrici Letizia Filippi e Francesca Lana.

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