PALERMO. I giudici d'appello della Corte dei Conti hanno condannato Lorenzo Iannì e Giancarlo Manenti a due maxi risarcimenti da versare all'agenzia dei beni confiscati. Il primo, ex coordinatore sanitario del distretto sanitario di Bagheria, dovrà pagare 8 milioni e 350 euro, il secondo, ex direttore dell'azienda sanitaria palermitana, 6 milioni e 471 mila euro. Entrambi, già condannati in sede penale, vennero coinvolti nel processo per i rimborsi gonfiati alla clinica Villa Santa Teresa di Bagheria. Il centro medico, che è stato confiscato - da qui il risarcimento all'Agenzia - è finito al centro di un'inchiesta su legami tra mafia e sanità che ha visto protagonista Michele Aiello, titolare della clinica e prestanome del boss Bernando Provenzano. Per i giudici sia il direttore Manenti che il coordinatore Iannì hanno le stesse responsabilità.
«In relazione al fatto che Iannì avesse agito in esecuzione dell'ordine gerarchico del superiore Manenti - si legge nella sentenza - è stato già rilevato come un ordine così palesemente illegittimo e contrario al chiaro riparto di competenze tra la Regione e l'Asp, non poteva non ingenerare, in Iannì, l'obbligo di attivare il cosiddetto 'diritto di rimostranzà, cioè di contestare l'illegittimità dell'ordine/delega ricevuto, al fine di riversare sull'esclusiva responsabilità dell'ordinante le conseguenze dannose di tale disposizione. Non sussiste, infatti, un obbligo incondizionato del pubblico dipendente eseguire le disposizioni impartite dai superiori o dagli organi sovraordinati, posto che il dovere di obbedienza incontra un limite nella ragionevole obiezione circa l'illegittimità dell'ordine ricevuto». «La responsabilità del coordinatore sanitario - dicono i giudici - pertanto, appare pienamente provata e ben lungi dal potersi considerare condizionata o minore di quella di Manenti». Secondo quanto accertato dai giudici i due hanno consentito, violando i loro doveri di controllo, il pagamento di tariffe gonfiate anche del 400 per cento alla clinica Villa Santa Teresa.
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