PALERMO. I pm di Palermo hanno interrogato 5 delle 17 persone arrestate ieri nell'ambito dell'inchiesta della Finanza che ha svelato un comitato d'affari che pilotava appalti pubblici e intascava fondi europei destinati all'ente di formazione Ciapi. Davanti ai magistrati sono comparsi Faustino Giacchetto, dominus dell'organizzazione, Rino Lo Nigro, direttore dell'Agenzia regionale dell'Impiego, gli imprenditori Pietro Messina e Luciano Muratore e l'esponente del Pid Domenico Di Carlo.
Giacchetto, anche corrompendo politici e burocrati regionali, si sarebbe impadronito dei 15 milioni di fondi europei destinati al Ciapi e si sarebbe aggiudicato l'organizzazione dei grandi eventi siciliani. Nell'ambito dell'inchiesta, che vede indagati diversi politici per illecito finanziamento ai partiti e corruzione - alcuni sono stati sentiti ieri - sono stati sequestrati 28 milioni di euro.
GIACCHETTO RESPINGE LE ACCUSE. Si è difeso negando ogni colpa Fausto Giacchetto, il project manager ritenuto la 'mente' del comitato d'affari che si sarebbe appropriato di 15 milioni destinati all'ente di formazione Ciapi e avrebbe pilotato diverse gare d'appalto per la gestione della comunicazione dei grandi eventi siciliani. Giacchetto, arrestato insieme a 16 tra ex assessori, politici e dirigenti regionali, ha risposto per 4 ore alle domande dei pm sostenendo, tra l'altro, che 11 dei 15 milioni dati al Ciapi sarebbero stati destinati all'assunzione di oltre 200 persone incaricate di collocare nel mondo del lavoro 1500 giovani, in realtà mai assunti. Il manager ha respinto le accuse di corruzione e turbativa d'asta. Alle domande dei pm ha risposto anche l'imprenditore Pietro Messina che avrebbe fatto qualche ammissione, mentre un altro imprenditore, Luciano Muratore, avrebbe sostenuto di avere regolarmente fatturato i servizi resi al Ciapi. Si è avvalso della facoltà di non rispondere invece l'esponente del Pid Domenico Di Carlo.
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