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"Provenzano trattò la resa con un messaggero"

Tre incontri per trattare una resa. E oltre due milioni di euro per costituirsi. Queste le richieste che il boss avrebbe fatto arrivare alla Direzione nazionale antimafia

PALERMO. Tre incontri per trattare una resa. E oltre due milioni di euro per costituirsi. Queste le richieste che Bernardo Provenzano, tramite un «messaggero», avrebbe fatto arrivare alla Direzione nazionale antimafia.     A raccontare per primo questa storia era stato il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso, durante un'audizione al Consiglio superiore della magistratura. E a confermarlo - in una lunga intervista in onda questa sera a Servizio Pubblico - è proprio il «messaggero», cioè l'uomo che intavolò, tra il 2003 e il 2005, per conto del capo dei capi, la trattativa per la sua resa dopo quarant'anni di latitanza.     Nel corso della trasmissione verrà intervistato anche l'ex sindaco di Castelvetrano Tonino Vaccarino, già inquisito per mafia, che per conto dei servizi segreti avrebbe aperto un canale con il boss latitante utilizzando nelle lettere scambiate con il boss il soprannome di Svetonio.

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