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Michele Mazzara, da contadino a imprenditore milionario

PALERMO. Da semplice coltivatore, nel giro di pochi anni, ha messo su un impero economico creando imprese che spaziano dalla commercializzazione di prodotti agricoli, in regime quasi monopolistico, all'edilizia e al settore turistico- alberghiero: ma per gli inquirenti, che oggi hanno sequestrato a Michele Mazzara beni per 25 milioni di euro, dietro alle fortune del contadino trapanese ci sarebbe Cosa nostra.
Secondo gli investigatori, dagli anni '90, periodo in cui per le indagini ha debuttato nel ''mondo" mafioso, ha accumulato, direttamente o attraverso prestanome, un immenso patrimonio immobiliare, a fronte di dichiarazioni al fisco di redditi quasi inesistenti che cozzano con i movimenti milionari sui diversi conti correnti a lui intestati. Un'escalation economica dovuta, secondo gli inquirenti, all'investimento di capitali illeciti.
A carico di Mazzara le accuse di diversi pentiti come Francesco Milazzo, ex killer della cosca mafiosa di Paceco, Vincenzo Sinacori, ex capo del mandamento di Mazara del Vallo, e Vincenzo Ferro: i collaboratori lo descrivono come un fedelissimo dei boss Vincenzo Virga e Filippo Coppola e parlano del suo ruolo nella copertura della latitanza del padrino latitante Matteo Messina Denaro.
Mazzara ha patteggiato la pena in un processo per favoreggiamento; ma secondo gli inquirenti, dopo la condanna, avrebbe rafforzato il suo ruolo in Cosa nostra e avrebbe realizzato speculazioni immobiliari e costruito alberghi a San Vito Lo Capo e Castelluzzo-Makari.

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