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Morta dopo la chemio, c'è un nuovo indagato

Sesta persona sotto inchiesta per la morte di Valeria Lembo. Si tratta di un infermiere che avrebbe preso parte alla somministrazione della molecola

PALERMO. C'é un sesto indagato nell'inchiesta sulla morte di Valeria Lembo, la palermitana di 32 anni morta il 29 dicembre scorso al Policlinico per una somministrazione errata di un farmaco chemioterapico prescrittole come terapia per la cura di un linfoma. Oltre al primario del reparto di Oncologia, a uno specializzando, un tirocinante, l'infermiera che ha preparato la medicina e l'oncologa è stato iscritto nel registro degli indagati, per omicidio colposo, un secondo infermiere che avrebbe preso parte alla somministrazione della vinblastina, la molecola chemioterapica somministrata in quantità dieci volte superiore a quella prevista dal protocollo.
I pm che indagano sulla vicenda, Francesco Grassi e Emanuele Ravaglioli, oggi hanno sentito l'oncologa coinvolta, Laura Di Noto e l'infermiere. La Di Noto ha sostenuto di non essersi accorta dell'anomalia perché la stessa quantità di farmaco era presente in due cartelle cliniche diverse, quella compilata dal tirocinante il 6 dicembre e quella firmata dallo specializzando il 23. La donna ha detto inoltre che sarebbero spariti i fogli di terapia compilati per la somministrazione del farmaco custoditi in un ambulatorio di cui avevano le chiavi solo il caposala e 4 medici tra cui lei.
Di Noto ha anche smentito le parole dell'infermiera, sentita nei giorni scorsi dai pm, che aveva raccontato di avere fatto presente all'oncologa che non c'erano dosi sufficienti per la somministrazione e che se ne sarebbero dovute ordinare altre e di avere ricevuto dal medico l'indicazione di andare avanti con l'ordine perché per quel genere di tumore servivano quelle dosi di farmaco. "Mi ha detto soltanto che serviva tempo per l'ordinazione della medicina che mancava". Infine la Di Noto ha sostenuto che la Lembo era in cura in Oncologia, e non in Ematologia, reparto specializzato per quel genere di tumori, perché aveva rapporti col primario che aveva preferito seguirla nella sua struttura.

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