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Decreto svuota carceri, in Sicilia 622 detenuti lasceranno le celle

La decisione definitiva spetterà al magistrato di sorveglianza, ma quasi un recluso su dieci sconterà a casa gli ultimi 18 mesi di pena. A Palermo il record con 181 detenuti coinvolti nelle misure del governo

PALERMO. In Sicilia sono al momento in 622 i detenuti che potrebbero lasciare il carcere per effetto del "pacchetto giustizia" approvato dal governo Monti venerdì scorso. E i primi entro Natale. Si tratta, come vedremo, di quasi il 10 per cento della popolazione carceraria fatta esclusione di quanti sono sottoposti a regimi carcerari particolari come il "41bis" o, sotto certi aspetti, dai detenuti non ancora "definitivi". Il calcolo è stato fatto, in linea di massima, dal Provveditorato Regionale dell'Amministrazione Penitenziaria. «Il condizionale è d'obbligo - spiega il provveditore Maurizio Veneziano - perché la definizione della tipologia cui è possibile applicare le norme ha, in alcuni casi, necessità di verifiche che, tuttavia, possono essere fatte velocemente. In ogni caso la decisione definitiva spetta al magistrato di sorveglianza. Noi forniamo i dati».
La provincia dove potrebbero vuotarsi più celle è quella di Palermo dove le nuove norme riguardano 181 detenuti (61 all'Ucciardone, 85 a Pagliarelli e 35 a Termini Imerese.). Segue la provincia di Siracusa con 118 carcerati (32 in città, 35 ad Augusta e 51 a noto). Poi c'è il Trapanese con 85 "candidati" (59 nell'istituto cittadino, 20 a Castelvetrano, 4 a Marsala, 2 a Favignana). Catania è solo al quarto posto con 75 aspiranti ai benefici (27 nell'istituto di piazza Lanza, ma nessuno a Bicocca dove si trovano i condannati a regimi speciali, 30 a Caltagirone e 18 a Giarre). Sono invece 53 quelli in attesa nell'Agrigentino (28 in contrada Petrusa e 25 a Sciacca). Poi tocca all'Ennese con 44 detenuti (19 in città, 5 a Nicosia, 20 a Piazza Armerina). Nel Nisseno le nuove norme dovrebbero riguardare 31 persone (12 in città, 7 nel nuovissimo carcere di Gela, 12 a San Cataldo). Nel Ragusano aspirano ai domiciliari in 22 (17 in città e 5 a Modica). Fanalino di coda il Messinese con appena 13 detenuti interessati (5 in città, 4 a Barcellona, 4 a Mistretta).
In Sicilia attualmente la popolazione carceraria ammonta a circa 7.800 detenuti che comprendono anche circa 1.300 assegnati a regimi particolarmente "duri". Questi ultimi sono esclusi dai benefici previsti dal provvedimento anche se hanno di fronte un residuo di pena non superiore ai diciotto mesi. Le norme approvate dal governo possono essere applicate agli aventi diritto nella fascia dei cosiddetti detenuti "a medio rischio" che in Sicilia sono circa 6.500. Ecco perché la probabile uscita di 622 persone fissa in quasi il 10 per cento la percentuale di beneficiati sul totale della popolazione carceraria siciliana, esclusi i regimi speciali. Quasi il 20 per cento del totale nazionale dei possibili scarcerati (3.300). Tra i 6.500 carcerati a medio rischio ci sono quelli che hanno di fronte un residuo di pena superiore a 18 mesi e quelli che non hanno ancora avuto una condanna definitiva. Per loro nulla da fare. Poi ci sono i detenuti che godono di regimi particolari come quelli che trascorrono tutto il giorno al lavoro e rientrano in cella solo per dormire e altre tipologie di "affidamento".
Anche per i 622 detenuti calcolati al netto di quanto sopra, occorrerà procedere ad ulteriori controlli. Tra di loro, per esempio, ce ne sono alcuni che, da liberi, sono senza fissa dimora e non possono essere assegnati agli arresti domiciliari per la semplice ragione che non hanno un domicilio. La questione riguarda molti detenuti extracomunitari privi del permesso di soggiorno. In questo caso bisogna fissare il domicilio per la detenzione ma per farlo occorre l'esplicito consenso di chi ospiterà il detenuto.
Il "pacchetto" contiene pure un provvedimento che consente al giudice di decretare gli arresti domiciliari nelle condanne per i reati meno gravi e che, comunque, prevedano una pena non superiore ai quattro anni. Un altro provvedimento riguarda gli arrestati che rimangono in carcere quattro giorni, dal momento dell'arresto fino al processo per direttissima (i casi di flagranza di reato). È previsto che questi giorni l'arrestato li trascorra nelle camere di sicurezza degli investigatori e non in carcere.

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