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"Pressioni" nella costruzione del Centro La Torre: un arresto

In manette è finite Baldassare Migliore, esponente del mandamento di Passo di Rigano. Sequestrata la società "Palermo Recuperi", impegnata nei lavori di realizzazione del centro Ipercoop di Borgo Nuovo

PALERMO. Estorsione e illecita concorrenza aggravate, sono questi i reati contestati a BALDASSARE MIGLIORE, 44 anni, finite in carcere e già coinvolto nell’operazione “Perseo” coordinata nel 2008 dalla Dda di Palermo e condotta dal Reparto Operativo dei carabinieri.
L’attività investigativa è stata coordinata dalla Procura distrettuale, procuratore aggiunto Antonio Ingroia, sostituti procuratori Marcello Viola e Vania Contrafatto, e svolta dalla compagnia carabinieri di Palermo San Lorenzo.
Le indagini traggono origine dalla denuncia presentata dai responsabili dei cantieri per la costruzione del centro commerciale Ipercoop di Borgo Nuovo, nell’aprile del 2008, quando vari atti intimidatori e danneggiamenti interessarono un’impresa di Agrigento subentrata nell’esecuzione dei lavori di movimento terra e di edificazione del complesso commerciale di Torre Ingastone.
In questo contesto l’attenzione degli investigatori si è fermata su Baldassare Migliore, impegnato a garantire i lavori di movimento terra in via esclusiva alla propria impresa.
In particolare, l’impresa individuale “Ediltransport” di proprietà di Migliore avrebbe dovuto svolgere le attività di movimento terra per conto della società “Palermo Recuperi”. Tuttavia dopo l’assegnazione dei primi lavori di sbancamento, la “Ediltransport” era stata estromessa per il mancato rispetto di alcune clausole contrattuali, subentrando l’azienda agrigentina “Europa Costruzioni”.
Per questo Migliore si era recato presso il cantiere minacciando gli operai presenti, intimando loro di allontanarsi, per affermare l’esclusività della sua impresa nella conduzione dei lavori.
Nei giorni successivi l’impresa subentrante subiva e denunciava gravi danneggiamenti a due automezzi e ad una motopala, con ritrovamento di bottiglie incendiarie inesplose.
Le indagini patrimoniali svolte dai carabinieri hanno consentito di attribuire la reale titolarità della “Palermo Recuperi s.r.l.” a FRANCESCO FRANCOFONTI - arrestato nel maggio del 2009 nell’ambito dell’operazione “Cerbero” per associazione mafiosa - e ad ANTONINO VERNENGO - arrestato nel gennaio 2007 per associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione “U Pullieri”.
Gli accertamenti hanno permesso di appurare che dal 2001 in poi le quote e gli incarichi societari dei due vengono formalmente attribuiti prima a congiunti e poi a terzi tra cui in ultimo ad una società “Arcade s.r.l. , pur rimanendo Francofonti e Vernengo i reali titolari della “Palermo Recuperi”.
Per questo il Gip ha disposto il sequestro finalizzato alla confisca dell’intero capitale sociale ed immobiliare dell’azienda ritenendo i passaggi societari sopra indicati, effettuati immediatamente dopo l’avvio di attività investigative nei confronti degli stessi, finalizzati ad eludere l’adozione di provvedimenti contro i loro patrimoni, illecitamente accumulati.
Nell’ambito dell’operazione sono stati altresì notificati gli avvisi di garanzia oltre che a Francofonti e Vernengo, anche nei confronti dei singoli e formali soci della “Palermo Recuperi”, ritenuti responsabili di aver agevolato le operazioni di attribuzione fittizia di quote societarie al fine di evitare l’applicazione di misure patrimoniali: ROSA FRANCOFONTI, figlia di Francesco, GIUSEPPA PROVENZANO, moglie di Vernengo e ANGELA CARUSO.

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