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Preso Zagaria, ora è caccia a Messina Denaro

Il capo di Cosa nostra è ultimo grande boss libero. Proprietario di un impero di milioni accumulati con droga, estorsioni e controllo degli appalti è soprannominato Diabolik, dalla passione per il personaggio del celebre fumetto di cui, si dice, volesse copiare le mitragliatrici sul cofano dell'auto

ROMA. Ora ne resta solo uno: Matteo Messina Denaro. Con l'arresto del capo dei Casalesi Michele Zagaria, che segue di appena un mese quello del capo della cosca di San Luca Sebastiano Pelle, il capo di Cosa Nostra è l'ultimo grande boss ancora libero. Nell'elenco dei 'latitanti di massima pericolosità del Viminale, tolto Zagaria, restano dieci nomi: ma è indubbio che il personaggio più importante sia Messina Denaro, l'uomo che il prossimo 26 aprile compirà 50 anni, nato a Castelvetrano in provincia di Trapani, sposato e amante della bella vita.
Attorno a lui, ormai da tempo, gli investigatori hanno fatto terra bruciata ma, nonostante ciò, non sono ancora riusciti a stanarlo; convinti che, come tutti i grandi boss, si nasconda nel suo territorio, protetto da quell'omertà che gli ha consentito una latitanza che dura ormai da 18 anni. Proprietario di un impero di milioni accumulati con droga, estorsioni e controllo degli appalti, Matteo Messina Denaro è soprannominato Diabolik, dalla passione per il personaggio del celebre fumetto di cui, si dice, volesse copiare le mitragliatrici sul cofano dell'auto.
Il boss deve scontare l'ergastolo per le stragi di Roma, Milano e Firenze: avrebbe custodito in una cava del trapanese parte dell'esplosivo usato per le bombe agli Uffizi a Firenze e alla chiesa di San Giorgio al Velabro a Roma. Matteo è considerato un'esponente dell'ala militarista di Cosa Nostra per i suoi legami con Giovanni Brusca e Leoluca Bagarella, ma quando hanno arrestato Bernardo Provenzano, fautore di una linea più morbida, ha preso il comando della mafia. E proprio con 'zio Binnu' teneva una fitta corrispondenza attraverso i pizzini. "Io non andrò mai via di mia volontà - scrisse in uno di questi - ho un codice d'onore da rispettare".
I pentiti lo descrivono come un assassino spietato, capace di strangolare con le sue mani la donna, incinta, del boss rivale, dopo averlo ucciso. Accanto al numero uno di Cosa Nostra, tra i superlatitanti ci sono altre figure di spicco della criminalità organizzata, anche se l'elenco si assottiglia sempre più. Uno dei boss più ricercati (dal 1993) è DOMENICO CONDELLO, dell'omonima cosca di Reggio Calabria: dopo l'arresto di Sebastiano Pelle, stanato dai carabinieri un mese fa a Reggio Calabria, è di fatto l'ultimo grande latitante della 'Ndrangheta ancora in circolazione.
Nell'elenco c'è anche ATTILIO CUBEDDU, il bandito sardo coinvolto nel sequestro Soffiantini e fuggito nel 1997 dal carcere di Badu e Carros dove era detenuto e c'è PASQUALE SCOTTI, il più vecchio tra i ricercati in circolazione, nell'elenco dal 1985: era l'uomo di fiducia di Raffaele Cutolo. Gli altri sono VITO BADALAMENTI (ricercato dal 1995 per associazione mafiosa); MICHELE ANTONIO VARANO (dal 1993 per associazione mafiosa); FRANCESCO MATRONE (dal 2007 per omicidio); GIUSEPPE GIORGI (dal 1995 per associazione mafiosa); MARCO DI LAURO (dal 2005 per associazione mafiosa) e GIOVANNI MOTISI (ricercato dal 1998 per associazione mafiosa).

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