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Rifiuti, le imprese battono cassa alla Regione: "Aspettiamo 150 milioni"

Sono 13 le aziende che gestiscono la raccolta e che adesso hanno lanciato l'ultimatum all'amministrazione regionale: "Paghi, o si sciopera"

PALERMO. Se nei bilanci delle imprese il 70 per cento della spesa è destinata agli stipendi dei dipendenti, il restante 30 per cento serve per pagare le forniture e il conferimento in discarica. Spese, quest'ultime, che attualmente le 13 imprese (non solo siciliane) che gestiscono il sevizio di raccolta dei rifiuti per conto delle società d'ambito territoriale, dopo aver vinto la gara d'appalto, sono riuscite a saldare a fatica. Così le aziende battono cassa alla Regione. E chiedono che cominci a pagare i 150 milioni di crediti che vantano.

Con i vertici del dipartimento ai Rifiuti è fissato un incontro per il 14 novembre. In quell'occasione si capirà se sarà possibile riuscire a trovare i soldi necessari. Ma la trattativa privata indetta dalla Regione per l'individuazione degli istituti di credito disposti ad anticipare un miliardo di euro, cifra di cui sono debitori gli Ato, è andata deserta. Adesso l'indicazione sembra quella di ricorrere a una banca estera che presti una somma inferiore. Dal dipartimento, guidato da Enzo Emanuele, pero, non è stato possibile avere una conferma. «Se l'incontro non dovesse dare indicazioni positive per la prima volta le aziende scenderanno in piazza assieme ai sindacati il 19 novembre per manifestare davanti a Palazzo d'Orleans» annuncia il segretario regionale della Fit Cisl, Dionisio Giordano.

Il rischio che potrebbe concretizzarsi, secondo le sigle sindacali, è quello di una nuova emergenza che da finanziaria diventerebbe igienico-sanitaria a causa dello stop alla raccolta. «Non siamo in condizioni di fare impresa e di pagare i fornitori - afferma Rossella Pezzino de Geronimo, rappresentante del Comitato delle Imprese dei servizi di igiene ambientale della Sicilia e amministratore unico della Dusty - Gli stipendi ai dipendenti vengono assicurati, seppure in ritardo, e i nostri dipendenti sono costretti a scioperare rendendo il servizio meno efficiente». Accanto alla Pezzino si è rivisto ieri Orazio Colimberti, ex direttore dell’Amia, che adesso lavora per la Aimeni Ambiente, società del gruppo Biancamano.

Le imprese, che hanno in carica circa 3 mila dipendenti, chiedono anche che venga adottata la riforma dei rifiuti. Approvata nell'aprile dello scorso anno, prevede la riduzione del numero degli Ato da 26 a 9. Una richiesta avanzata anche dal segretario generale Michele Palazzotto della Fp Cgil. Ma l'attesa sembra essere dovuta al saldo dei debiti delle precedenti gestioni. Un esempio virtuoso, invece, può essere quello del comune di Marineo, che ha rotto il contratto di servizio con l'Ato e ha puntato a una gestione autonoma. Così, ricorrendo anche alla differenziata, ha ridotto da 3 a una le tonnellate di rifiuti depositate nella discarica di Bellolampo.

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