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Romano, il gip: "Si interessò anche del gruppo Graci"

E' quanto emerge da una parte delle intercettazioni per le quali il giudice ha chiesto alla Camera l'autorizzazione a utilizzarle nell'inchiesta per tangenti. "L'onorevole - si legge - si sarebbe prodigato per consentire all'impresa di usufruire dei benefici previsti dalla cosiddetta legge Prodi"

PALERMO. Per oltre un mese e mezzo, tra  dicembre 2003 e gennaio 2004, l'on. Saverio Romano si è  prodigato per consentire all'impresa di Gaetano Graci di  usufruire dei benefici previsti dalla cosiddetta "legge  Prodi". E' quanto emerge da una parte delle intercettazioni per  le quali il gip Piergiorgio Morosini ha chiesto alla Camera  l'autorizzazione a utilizzarle nell'inchiesta su Romano.     La legge Prodi mirava a salvare dal fallimento le imprese di  maggior interesse per l'economia nazionale. Era proprio il caso  della "Ira costruzioni" guidata da uno dei famosi "cavalieri  del lavoro" di Catania che aveva accumulato una forte  esposizione con la Sicilcassa e aveva perciò chiesto una  transazione per evitare il fallimento.

La richiesta, secondo la  legge Prodi, doveva essere accompagnata da un parere del  Ministero per le Attività produttive. Di questo si è occupato  Romano. Glielo aveva chiesto il commercialista Gianni Lapis  socio e prestanome di Massimo Ciancimino nella società "Gas".  Lapis curava gli interessi del gruppo Graci oltre a essere,  secondo l'accusa, esponente di un "comitato d'affari" che  teneva a libro paga anche l'on. Romano.     E' proprio Lapis a cercare Romano il 3 dicembre 2003.   Lapis: "Saverio, un'altra cosa. Ho bisogno di andare un attimo  però presentato o accompagnato al Ministero delle Attività  produttive per sapere se hanno dato un parere con la legge Prodi  per il gruppo Graci perché c'é una transazione...". Romano si  occupa subito del caso e lo segue fino alla consegna delle carte  da presentare poi al tribunale fallimentare. L'iter del  "favore" (così lo definisce il magistrato) è ricostruito  attraverso un intreccio di telefonate che, fra il 3 dicembre  2003 e il 23 gennaio 2004, coinvolgono anche il segretario del  ministro, Domenico Di Carlo, e l'on. Salvatore Cintola, morto  l'anno scorso, uno dei politici al servizio del "comitato  d'affari"

IL LEGALE: "ROMANO NON TEME LE INTERCETTAZIONI" - L'on. Saverio Romano non teme le  intercettazioni di Palermo e anzi si augura che "vengano presto  autorizzate". Lo dice l'avvocato Raffaele Bonsignore, legale  del ministro, il quale sottolinea che è "evidente il tenore  vacuo delle intercettazioni" di cui la magistratura ha chiesto  alla Camera l'autorizzazione all'utilizzo.     Dalle trascrizioni risulta anche che Romano "non ha mai  agito per consentire all'impresa Graci di usufruire dei benefici  previsti dalla cosiddetta legge Prodi". "L'interessamento -  aggiunge Bonsignore - invece, come tra l'altro risulta da una  lettura attenta delle intercettazioni, era quello di procurare  al professor Gianni Lapis la copia di alcuni documenti relativi  ad una procedura concorsuale alla quale aveva ricorso  quell'impresa per consentirgli di utilizzare tale documentazione  in una sede processuale relativa al fallimento della Sicilcassa,  processo nel quale egli era imputato nella qualità di  componente del collegio dei sindaci di quella banca".

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