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Famiglia sterminata in autostrada, lo strazio del capo famiglia

Dario Cianciolo, unico superstite dello schianto di domenica sull’A20, in prima fila al funerale in cui hanno perso la vita la moglie e le due figlie. “Perché tutto questo, perché loro? Non c'è spiegazione”

PALERMO. Sfiora le bare come se le stesse accarezzando, ripercorrendo mentalmente quel gesto di infinito amore che chissà quante volte avrà fatto sul viso delle sue adorate figlie e della sua amata moglie. Dario Cianciolo, unico superstite dello schianto di cui porta i segni visibili, fisici e soprattutto interiori, nel suo sguardo, nel suo stare in piedi sorretto da amici e parenti, nei suoi gesti, ha tutta la sofferenza, il senso di colpa del sopravvissuto.
«Sono un uomo distrutto» ha detto a chi si è avvicinato a lui per abbracciarlo, per dargli un bacio sulla fronte evitando di fargli male al volto tumefatto o al collo protetto da un collare. «Perché tutto questo, perché loro? Non c'è spiegazione, solo dolore» ha ripetuto sottovoce. «In questo momento l'unica cosa è il silenzio eloquente - ha detto don Mimmo Arnone, amico di vecchia data di Dario e della sua famiglia, che ha battezzato le due bambine -. Non ci sono giustificazioni, né motivi, né sensi di colpa, caro Dario. La presenza di tutte queste persone è così forte perché tu non sei solo, noi saremo con te per non farti ripiegare nel dolore. Ricordi quando pregavamo insieme in Cattedrale? Coraggio, Dario». L'uomo per tutto il tempo della messa è rimasto lì davanti alle quattro bare delle sue donne, le ha fissate in un silenzio doloroso e composto. Si è fatto scudo di un paio di occhiali da sole, che ha tolto poche volte per asciugare le lacrime, nel tentativo di nascondere il dolore. All'uscita dalla chiesa del Santo Spirito, seguendo i feretri di Tiziana, Eliana, Asia e Carla, il pianto trattenuto di Dario Cianciolo è diventato un lamento, esasperato e impossibile da trattenere.

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