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Uomo d'onore fuori dal clan perché fratello di un vigile

Lo ha rivelato ai giudici il neo pentito Manuel Pasta, confermando una delle regole principali di Cosa nostra

PALERMO. Il proprietario di un ristorante molto noto a Palermo, uomo d'onore del clan mafioso di Resuttana, venne "posato", estromesso cioè, da Cosa nostra, perché il fratello era un vigile urbano, quindi un esponente delle forze dell'ordine. Lo rivela il pentito Manuel Pasta in un verbale di interrogatorio depositato agli atti del processo "Rebus" che vede imputati, tra gli altri, i capimafia Salvo, Giuseppe, Aldo e Antonino Madonia.
"Fu messo fuori dalla famiglia perché il fratello aveva indossato la divisa", racconta il collaboratore di giustizia, confermando una delle "regole" della mafia, che vieta l'appartenenza all'organizzazione a chi abbia familiari nelle forze dell'ordine.
Una storia dall'epilogo curioso, però, visto che il vigile urbano in questione, Antonino Corsino, sempre a dire di Pasta, in un secondo momento "si mette a disposizione di Cosa nostra". Corsino è imputato, nello stesso processo a carico dei Madonia, di abuso d'ufficio e rivelazione di segreto istruttorio: avrebbe avvertito Francesco Di Pace, imprenditore vicino al clan, anche lui sotto processo, dei controlli programmati dalla polizia municipale.

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