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Laboratorio Zeta, dopo lo sgombero si cerca una soluzione

Previsto un dormitorio provvisorio nella zona dell’Ucciardone che ospiterà i 30 sudanesi del centro sociale

Palermo. Un dormitorio provvisorio dalle parti del carcere Ucciardone per i trenta sudanesi e la promessa di istituire un tavolo in prefettura entro sabato, per ridiscutere la posizione del Laboratorio Zeta di via Boito, a Palermo. Questi i due punti più importanti che sono venuti fuori dalla riunione all’assessorato comunale all’Edilizia privata. Comunicazioni che sono state riferite attraverso un megafono dai ragazzi del Laboratorio Zeta oggi pomeriggio.
"Entro sabato ci sarà un incontro tra il comune e il prefetto di Palermo, Giancarlo Trevisone, per risolvere definitivamente la questione relativa al centro sociale Laboratorio Zeta. L'ha assicurato durante il tavolo tecnico l'assessore comunale all'edilizia privata Giovanni Di Giovanni" ha detto Loriana Cavalieri una degli operatori che lavorano nel centro sociale di via Boito, durante  la conferenza stampa improvvisata in strada alla presenza dei sudanesi ospiti del centro, e un centinaio di residenti del quartiere. "L'assessore Di Giovanni ci ha garantito - ha continuato - che sarà trovata immediatamente una struttura che possa essere adibita a dormitorio provvisorio per i sudanesi".
E poi tanti applausi quando arriva la notizia della scarcerazione dei tre ragazzi del laboratorio, arrestati dopo gli scontri di ieri. A pochi metri dalla folla, intanto, ci sono le tende, che per una notte hanno ospitato i trenta sudanesi, dopo lo sgombero di ieri. Oggi, tra le tende e i ragazzi del Laboratorio Zeta e i cittadini venuti in via Boito per solidarietà, o anche solo per curiosità c’è un cordone di poliziotti e carabinieri, che, con le camionette, ha bloccato l’accesso della parte di strada davanti al plesso che ospita i locali del centro sociale. Vietato l’accesso per tutti, solo chi dimostra con un documento di essere residente può oltrepassare la barriera formata dalle forze dell’ordine.

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