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Plusvalenze, la partita della Juve torna in tribunale: i pm di Roma chiedono il processo per 9

Ritorna in tribunale la partita della Juventus sul caso plusvalenze. La procura di Roma ha inoltrato la richiesta di rinvio a giudizio per gli ex vertici della società bianconera: fra i nove soggetti che ora devono attendere la fissazione dell’udienza preliminare ci sono l’ex presidente Andrea Agnelli e l’ex vice Pavel Nedved.

Escono di scena in quattro: Francesco Roncaglio (ex componente del Cda), Enrico Vellano (ex componente del Cda), Stefania Boschetti (revisore legale Ernst & Young) e Roberto Grossi (revisore legale Ernst & Young). I pubblici ministeri Giorgio Orano e Lorenzo Del Giudice hanno stralciato la loro posizione dal procedimento principale: una mossa che di solito è il preludio alla proposta di archiviazione. Per Fabio Paratici lo stralcio è solo parziale e si riferisce a due capi d’accusa: le irregolarità relative a uno dei bilanci presi in esame dagli inquirenti della capitale (approvato nell’ottobre del 2021) in un periodo in cui l’ex direttore sportivo aveva già lasciato la società bianconera per accasarsi al Tottenham.

Ma nei giorni scorsi la Juve ha incassato una vittoria. Il gip Elvira Tamburelli ha ordinato ai pm di restituire alle difese la «copia forense integrale» dei dispositivi sotto sequestro sin dal 2021 (permettendo di trattenere solo la «copia parziale» relativa ai dati informatici attinenti al processo). Non solo. Ha anche sottolineato che la normativa che regola la materia è ormai diventata «inadeguata» perché non riesce più a bilanciare le esigenze investigative con diritti fondamentali come quello alla privacy delle persone.

Se saranno i giudici di piazzale Clodio ad occuparsi del processo è per una decisione della Cassazione. A dare il calcio di inizio era stata la procura di Torino, che aveva lavorato sulle presunte plusvalenze «artificiali» realizzate sulla compravendita di calciatori e sulla «manovra stipendi», vale a dire lo stop nell’erogazione dei compensi ai tesserati dettato nel 2020 dall’emergenza Covid che però, secondo i pm, fu soltanto simulato. Si pensava che il reato più grave (la manipolazione del mercato) fosse stato commesso nel capoluogo piemontese perché è dalla sede del club che il 20 settembre 2019 partì, per via telematica, il primo comunicato alla Borsa. La Suprema Corte ha stabilito invece che la competenza è tutta romana in quanto è nella Capitale che il data server del sistema operativo rese il messaggio «accessibile al pubblico», attraverso una connessione da remoto al sito www.1info.it.

Dopo la sentenza degli Ermellini la guardia di finanza di Roma era salita in trasferta a Torino per confrontarsi con i colleghi pedemontani. I pm Orano e Del Giudice, nel dicembre del 2023, avevano poi assemblato un capo d’accusa che ricalcava quello di Torino, ritoccando però qualche cifra e aggiungendo qualche episodio. Nel documento comparivano diversi scambi di calciatori che avrebbero generato plusvalenze fittizie: Caldara-Bonucci con il Milan (21 milioni), Pjanic-Arthur con il Barcellona (43 milioni), Cancelo-Da Silva con il Manchester City (5 milioni) e poi con il Pescara, il Pisa, la Sampdoria, il Genoa, il Parma, il Sion, il Lugano, i marsigliesi dell’Olympique, la Pro Vercelli. Non mancava persino un trafiletto sulla mancata indicazione di una passività di 3,5 milioni maturata verso l’Atalanta.

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