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Bufera in Figc, Gravina fissa le elezioni al 4 novembre

Il presidente, nei giorni della tempesta sul calcio italiano, gioca d'anticipo la partita sui vertici della Federcalcio

Gabriele Gravina

Al voto anticipato, anche se di fine mandato. Nei giorni della tempesta sul calcio italiano, Gabriele Gravina ha rotto gli indugi e dopo aver escluso le dimissioni per il disastro della nazionale ha deciso di convocare per il 4 novembre a Roma l’assemblea elettiva della Federcalcio per il nuovo quadriennio: come anticipato prima di tornare in Italia, in largo anticipo sul termine massimo del marzo 2025. E’ la strategia del contropiede - già definita all’interno del mondo del calcio una mossa stile Macron - piuttosto che la resistenza a oltranza, sotto il fuoco incrociato, in attesa della naturale scadenza del mandato.

In piena polemica politica, il presidente della Figc accelera sulle iniziative e delle scelte, in un orizzonte temporale breve prima di arrivare al redde rationem delle elezioni. E’ un tentativo di rompere l’assedio, una chiamata alle responsabilità di tutte le componenti, una verifica degli assetti di ogni Lega. In ambienti federali, si sottolinea che la volontà è favorire il confronto all’interno del sistema federale, nel contempo tenendo fede alla promessa di anticipare al massimo il voto, nei limiti dello statuto federale. Solo dopo si capirà se una ricandidatura di Gravina è possibile. Il 4 novembre in Italia è sinonimo di vittoria, ma a chi potrà arridere è presto per dirlo.

Il giorno dopo il mesto ritorno dalla Germania, Gravina non ha perso tempo, ha contattato o incontrato tutte le componenti per spiegare le sue intenzioni circa l’assemblea e per non dare spago alle critiche. E ha comunicato la sua decisione. Prima bisognerà passare per il rinnovo degli organi di tutte le componenti, mentre in Parlamento si discuterà dell’emendamento Mulè al dl Sport che parla di diversi pesi elettorali per le Leghe: ma è una norma di indirizzo, che andrebbe poi esplicitata e resa concreta. Diversamente, si andrà al voto e a un nuovo consiglio federale con le attuali percentuali. Dal fronte politico, continuano le richieste di dimissioni, ribadite oggi da esponenti di M5S e di Fdi, anche se il vicepremier, Antonio Tajani, afferma che «non tocca a me affrontare la questione sul vertice della Figc, come non è il presidente federale a dire chi debba fare i l premier».

Gravina non ha ancora fatto sapere se si proporrà per un terzo mandato, una scelta che al momento, nonostante i numeri dicano il contrario, difficilmente avrebbe un consenso generale. Anche se l’anticipo del voto, scelta di apertura ma che sembra anche da politico consumato, mette in difficoltà chi vorrà cercare un’alternativa, la scelta richiederà lunghe riflessioni e soprattutto la capacità di riaggregare un pianeta calcio sempre più diviso. Una mossa in tal senso, annunciata ieri, è quella della commissione trasversale a sostegno della nazionale, composta da figure di spicco dei club della serie A, fonte delle più forti spinte centrifughe che trovano sponda anche nel mondo della politica. Tra i nomi circolati finora, ci sono quelli di Beppe Marotta, ad dell’Inter, e dei ds della Juve e dell’Atalanta, Cristiano Giuntoli e Umberto Marino.

Il lunedì già amaro di suo ha riservato un altro colpo non gradito, una sanzione da 4,2 milioni inflitta dall’Antitrust per abuso di posizione dominante nel calcio giovanile. Secondo l’autorità, la Figc l’avrebbe esercitato nell’organizzazione di tornei per escludere gli Enti di promozione sportiva e limitarne l’attività nel settore delle competizioni calcistiche amatoriali. La Federcalcio ha subito fatto ricorso al Tar del Lazio, ritenendo la sanzione «ingiustificata, basata su argomentazioni documentalmente riscontrabili e su un ragionamento giuridico errato» e ribadendo «l’assoluta correttezza del proprio operato». Vicenda da avvocati, ma che in un momento di debolezza dà ulteriore voce al dissenso e proprio sul tema chiave del momento, il calcio giovanile e la crescita dei talenti.

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