Venerdì 22 Novembre 2024

Rivoluzione azzurra, il ct va avanti: «Adesso bisogna cercare i giovani»

Un’Italia da svecchiare e rilanciare per non rischiare si saltare il terzo Mondiale consecutivo, dopo la grande amarezza d’esser usciti prima del tempo da un Europeo giocato da campioni in carica. Il progetto di Luciano Spalletti (nella foto al suo rientro a Malpensa) va avanti nonostante le critiche su una Nazionale che non ha saputo mai entusiasmare facendosi dominare prima dalla Spagna ai gironi e poi dalla Svizzera, una volta cenerentola e ora bestia nera per gli azzurri. A meno di 24 ore dalla disastrosa uscita da Euro 2024 il commissario tecnico ha incassato la fiducia del presidente federale Gravina e in conferenza stampa ha riavvolto il nastro e analizzato tutto quello che non è andato: «Sono quello che ha più responsabilità di tutti. Sono stato sempre attento nella mia vita a guardare quello da fare successivamente. Indietro non ci posso tornare, chiaro che da quello che si è visto qualcosa l’ho sbagliata. Ho tentato di ringiovanire un po’ la squadra, siccome rimango qui questo in futuro sarà fatto ancora di più. Non abbiamo visto il miglior Spalletti in questi 10 mesi se no non sarei qui a fare certi discorsi oggi. Leggo che mi hanno attribuito d’aver alzato troppo i toni e uso di miti da seguire. Ma io ho degli esempi da seguire. Ci sono ancora molte cose da far vedere». E così Spalletti guarda già al futuro non dimenticando il passato impreziosito dai grandi giocatori della Nazionale: «Giocatori del valore di Chiellini o Bonucci diventa difficile trovarli, ma si è visto anche che, dando spazio e possibilità a calciatori come Calafiori, si possono trovare dei leader importanti dentro il campo, al di là di quella che può essere l’esperienza vissuta in Nazionale - ha aggiunto Spalletti -. E noi dobbiamo fare questo percorso, andare dritti a credere che ci siano delle potenzialità che passano attraverso il gioco, le azioni e non i discorsi». Diversamente dalla rivelazione del Bologna, altri giocatori ormai troppo avanti con gli anni come Jorginho dovrebbero aver chiuso la loro storia in azzurro. «Noi siamo come esperienza fatta e come età media una delle più giovani, tra le prime 5-6, addirittura la penultima come presenza dei giocatori convocati in questa competizione. Però era una scelta che avevamo fatto, ci si aspettava più reazione. Fino alla qualificazione tutto sommato c’è stato un adattamento, una reazione nelle partite che è stata differente da quella che abbiamo visto ieri». E sul rapporto con i giocatori, con i quali nella notte c’è stato un lungo confronto sugli errori commessi soprattutto contro la Svizzera spiega: «Dopo tutti i giorni sono andato sempre al confronto con la squadra, ho sempre detto che bisogna vedere con i loro occhi e sentire con le loro orecchie quando si gestisce un gruppo. Il dialogo diventa fondamentale. L’ho sempre fatto da quando indosso la tuta di allenatore e non ho visto criticità particolari a proposito del rapporto. Ho detto che son stato troppo addosso nel senso che ho dato sempre il 100%. Mi è sembrato tutto abbastanza normale, perché poi da situazioni del genere ci sono passato».

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