Un risveglio amaro. L’Italia all’Europeo di calcio scopre di non essere quella della prima partita, vinta con l’Albania, e spera di non essere quella della seconda, persa con la Spagna senza mai poter lasciare pensare a un esito diverso. «Questione di freschezza», dice il ct Spalletti, evocando la spiegazione della tenuta fisica che per tanti allenatori è totem difensivo. Di fatto, i numeri di chi analizza per mestiere i 90’ di ciascuna partita, dicono altro in un confronto, quello del secondo turno del gruppo B giocato a Gelsenkirchen, in cui l’unica cosa da salvare è addirittura il risultato, un 1-0 di misura che non dà lontanamente l’idea del dominio totale delle Furie Rosse sugli azzurri.
Anche le parole, nel day-after, del campione del mondo, Gianluigi Buffon, non possono far dormire sonni tranquilli in prospettiva: «Preoccupante è il dispiacere di aver pensato di aver raggiunto un determinato livello e ieri abbiamo avuto un riscontro che non ci aspettavamo, però - ammonisce il capo delegazione degli azzurri - penso anche che tra le spiegazioni, quelle che ha detto il mister sono veritiere».
Nel dopo partita, nella «pancia» della Veltins-Arena, il commissario tecnico ha tentato di spiegare la debacle azzurra parlando di mancanza di freschezza e brillantezza («Loro erano molto più freschi e lucidi di noi. L’Italia non è stata brillante come loro e non ha avuto la gamba»), piuttosto che di manifesta inferiorità. La lettura tecnica, oramai per ogni squadra, è accompagnata poi a freddo dalla lettura dei numeri. E qui sono incontrovertibili le statistiche sulla partita persa ieri dagli azzurri, letteralmente schiacciati sulle fasce dagli imprendibili Nico Williams e Yamal e dominati completamente a centrocampo dal trio composto da Fabian Ruiz, Pedri e Rodri. In altre parole, i tiri in porta sono stati 9 a 1 per la Spagna (contro il 5-4 del 2021 nel match di Wembley poi vinto dall’Italia ai rigori), mentre quelli complessivi hanno mostrato ancora di più la netta superiorità della Roja: 20 a 4. Per quanto riguarda, invece, l’indice di pericolosità (somma di tiri, occasioni, angoli, azioni potenzialmente pericolose) il dato a favore della squadra allenata da De la Fuente è ancora più inquietante, ovvero 68 a 12 a sfavore della squadra di Spalletti. Guardando poi ai passaggi chiave (quelli che danno uno sviluppo al gioco), il risultato è 42-20 per la Spagna, ovvero il doppio: di questi ben otto sono stati di Fabian Ruiz, a conferma del suo ruolo chiave a centrocampo, e solo tre di Nico WiIliams, ma tutti e tre assist, ovvero il passaggio chiave per eccellenza). C’è poi il capitolo «riaggressioni», di cui si è parlato alla vigila di Italia-Spagna: le palle recuperate nella metà campo avversaria vedono la Roja sempre nettamente avanti, 21-11 (erano state 21-19 agli Europei del 2021 in Inghilterra).
L’impressione, insomma, è che la Spagna sia cresciuta, l’Italia - a dire il vero ancora in costruzione - si sia fermata, anche rispetto ad una partita che, nel 2021, fu di grande sofferenza e fu vinta solo grazie ai calci di rigore. Un po' meno da incubo i dati relativi al possesso palla: la sfida di ieri sera a Gelsenkirchen è stata più equilibrata rispetto a Italia-Spagna di tre anni fa: allora 70-30, mentre nello stadio dello Schalke 04 il dato è di 57-43 sempre a vantaggio delle Furie Rosse. Ma è, infine, la precisione dei passaggi che mette a nudo la la lezione impartita da Rodri e compagni alla formazione azzurra: nella trequarti avversaria, la Spagna ha avuto l’86 per cento di precisione dei passaggi, l’Italia solo il 56. Così, per dirla con Buffon, «il foglio pieno di punti interrogativi comincia a riempirsi di risposte».
«Se contro l’Albania potevi pensare di valere nove ora non devi pensare di valere quattro, ma forse la verità sta nel mezzo. Noi dobbiamo trovare il nostro livello per poter competere già da lunedì», ha concluso l’ex campione del mondo. Il che vuol dire essere da 7. O anche da 6 politico...
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