Sabato 16 Novembre 2024

Addio a Brehme, il campione-leggenda di Inter e Germania

Andreas Brehme

La Germania calcistica e l’Inter piangono uno dei loro indimenticati campioni. Andreas Brehme è morto a Monaco di Baviera, a soli 63 anni, per un arresto cardiaco. Per i tedeschi rappresenta un’icona vincente come quella di Paolo Rossi per gli azzurri, in Italia ha lasciato il segno nell’Inter dei record guidata da Trapattoni: è Brehme del resto l’autore del gol, su rigore, che nel 1990 ha regalato alla Germania il Mondiale di calcio. Una rivincita contro l’Argentina di Diego Armando Maradona che quattro anni prima li aveva battuti in finale in Messico. Erano i mondiali di Italia ‘90. E proprio al Belpaese è legata buona parte della carriera di giocatore di Brehme. Con l’Inter, alla cui guida c’era Giovanni Trapattoni, nella stagione 1988-89 vinse lo «scudetto dei record» e una Coppa Uefa. Tra i più forti della storia del club meneghino che lo ha saluto sui social: «Un giocatore magnifico, un grande interista. Ciao Andy, per sempre leggenda». I nerazzurri giocheranno stasera in Champions League contro l’Atletico Madrid con il lutto al braccio. Taciturno, seppur sempre sorridente, e molto riservato rispecchiava lo stereotipo che in Italia si aveva e in parte si ha dei tedeschi: serio e gran lavoratore. Eppure di quella squadra fortissima era uno dei trascinatore anche fuori dal campo. Lo si capisce dalle parole dei suoi compagni che ora scioccati lo ricordano. «Ciao Amico mio, o come ti chiamavo io ’shazzy’, non dovevi farmi questo, non dovevi farci a tutti noi questo», ha scritto sui social Walter Zenga, storico portiere e capitano di quell’Inter, che ha voluto salutarlo pubblicamente. «Te ne sei andato troppo presto Amico mio ma so che da lassù ci proteggerai e come al solito ti metterai lì e tirerai i rigori uno col destro e uno col sinistro...». Sì, perché Brehme era ambidestro, cosa rara in quegli anni, e poteva giocare sia a destra che a sinistra. Era nato il 9 novembre 1960 ad Amburgo ed aveva iniziato fin da bambino a giocare: a 5 anni già dava i primi calci al pallone in una squadra locale allenata dal padre, un ex giocatore dilettante. Molto rapido era molto bravo tecnicamente in quanto capace di giocare in varie zone del campo. Il suo piede naturale era il sinistro ma non faceva distinzioni e calciava con entrambi. La sua caratteristica principale era però la determinazione. Un episodio descrive bene il suo carattere: riuscì a segnare un gol dalla distanza con il piede fratturato, dopo essere entrato in campo togliendosi il gesso e utilizzando una fasciatura. Dopo l’incontro fu costretto ad un’operazione chirurgica. Scartato dalle giovanili dell’Amburgo, indignato, rifiutò di giocare per la seconda squadra del club della sua città natale e andò a farsi le ossa in terza divisione con il Saarbrucken: lì vinse il campionato e conquistò la maglia della nazionale della Germania Ovest Under 21. Dopo alcuni trasferimenti, la prima consacrazione arrivò al Bayern Monaco dove incontrò Lothar Matthaus. «Lo terremo sempre nei nostri cuori, come campione del mondo e ancor di più come persona molto speciale», ha scritto il club. In Baviera vinse campionato e Supercoppa di Germania, e raggiunse la finale di Champions League nel 1988. Proprio in quell’anno passò all’Inter del presidente Ernesto Pellegrini, dove era già approdato il suo vecchio compagno Matthaus. Era l’Inter dei tedeschi. Matthaus era il più celebrato, ma nel corso della stagione, a suon di «sgroppate» e cross sulla fascia, Brehme entrò nel cuore dei tifosi. In panchina c’era il Trap: l’Inter quell’anno vinse lo scudetto con il recordi di punti in campionato, una Supercoppa Italiana e una Coppa Uefa. In patria è considerato un eroe, consacrato proprio a Italia ’90: quell’8 luglio Brehme andò sul dischetto e calciò la palla che si diresse verso il palo interno ed entrò in porta. «Ho tremato», racconterà poi Brehme, ma lì è nata la sua leggenda. Ad un mondiale che riuscì anche a unificare i cuori dei tedeschi che fino a poco prima erano divisi in due stati. Un mese e mezzo fa la morte di un altro granissimo, Franz Beckenbauer, ora quella del più giovane Brehme scuote tutti. L’annuncio l’ha dato la moglie. «Andreas è deceduto improvvisamente e inaspettatamente in seguito a un arresto cardiaco. Chiediamo di rispettare la nostra privacy in questo momento difficile e di astenersi dal fare domande», il messaggio della compagna Susanne Schaefer. Un altro campione che se ne va presto, uno dei tanti, troppi, atleti che negli anni Ottanta sono stati protagonisti nello sport.

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