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L'Italia ad un passo da Euro 2024, con l'Ucraina basta un punto

Il ct Luciano Spalletti suona la carica: «Niente può limitare la nostra voglia matta di andare a difendere il titolo vinto il prossimo anno». Barella: «Dopo San Siro abbiamo il destino nelle nostre mani»

Nicolò Barella e Stephan El Shaarawy

Basta un pari per staccare il biglietto per Euro 2024, ma non a Luciano Spalletti. «Niente può limitare la nostra voglia matta di andare a difendere il titolo vinto il prossimo anno», dice da Leverkusen il tecnico. Due mesi e mezzo dopo il suo repentino subentro sulla panchina azzurra, il ct si gioca la prima sfida decisiva domani, contro un’ Ucraina riposata e carica di orgoglio, che vuole viaggiare dagli orrori della guerra fino alla ribalta europea. Quanto all’Italia, al dentro o fuori di domani non è indifferente il movimento intero, dalla Figc in giù, che dopo due mancate qualificazioni al Mondiale non si può permetter un flop anche in chiave Europei.

La classifica - tra parità di punti e vittoria azzurra all’andata a San Siro - dice azzurro: basta un pari per chiudere il girone da secondi e qualificarsi direttamente, senza dover affrontare il fantasma di un altro spareggio, già in cassaforte azzurra vista la Nations League. «Non dobbiamo aver alcun timore - dice però Spalletti alla vigilia - Se la domanda è: possiamo vincere contro l’Ucraina? La risposta è sì, e questo scaccia ogni paura. Tante volte ho affrontato cose che mi spaventavano, poi affrontandole mi sono entusiasmato. E questa partita è una di quelle. Gare così un pò di pressione te la mettono, poi ci vai dentro e si vedrà chi ha più forza e qualità. La domanda vera è: Possiamo farcela? E tutte le risposte dicono di sì. Si va a giocarla e poi si vede di che pane siamo fatti».
L’incitamento del tecnico è della serie uomini forti per destini forti. Ma contiene anche un dettaglio tattico-tecnico. La vittoria con la Macedonia, venerdì, ha dimostrato che la nuova Italia sa come attaccare, ma va in difficoltà se subisce. E l’Ucraina, già a San Siro con un secondo tempo di reazione, ha dimostrato abilità e rapidità offensiva, anche se soprattutto in ripartenza. Per questo, Spalletti al di là delle scelte di formazione e dei prevedibili innesti invoca equilibrio, di testa e tattico. «Sappiamo cosa ci andiamo a giocare. Nella voglia di attaccare e pressare non dovremo mai perdere ordine e equilibrio: abbiamo raggiunto una nostra fisionomia, un nostro equilibrio in campo. E non dobbiamo commettere l’errore di perderlo, mantenerlo sempre come abbiamo fatto anche contro la Macedonia».

Spalletti parla di un’avversaria forte in attacco («abbiamo gli stessi punti, non c’è un favorito») e risponde a domande-trabocchetto sui suoi complimenti allo Zenit per lo scudetto dell’anno scorso: «Lì giocano ancora giocatori di quando allenavo, ho avuto i complimenti per il mio scudetto e ho ricambiato: non è corretto accostarlo al conflitto. Sono contro ogni guerra, come popolo italiano siamo vicini a tutte quelle persone che soffrono dentro questi conflitti».

Ma che Italia sarà domani? Sulla fascia destra rientra Di Lorenzo, che ha scontato la squalifica, a centrocampo in pole per un subentro Frattesi, mentre in avanti è ballottaggio tra Scamacca e Raspadori. «Avendo cinque sostituzioni - sottolinea il ct azzurro -, con un attaccante forte e fisico e uno forte e tecnico, si cerca di farli funzionare tutti e due, in relazione alla squadra“: dunque, probabilmente prima Scamacca e poi Raspadori. «I cambi rispetto a venerdì saranno 4 o 5...». Politano dovrebbe prendere il posto di Berardi. Quanto a Jorginho, che va verso la conferma, per il tecnico è un «regista che ha organizzazione non solo con la palla, ma anche indicando le posizioni ai compagni. Poi ha personalità e anche per questo ha battuto il rigore». E se domani si ripresenta l’occasione dal dischetto? «Forse lo metteremmo in difficoltà rimandandolo a tirare, come avevo fatto per gioco in conferenza stampa prima della Macedonia. Si valutano anche altre situazioni».

Protagonista in campo sarà sicuramente Niccolò Barella: «Dopo San Siro abbiamo il destino nelle nostre mani. Tra noi e l’Europeo c’è una squadra forte, l’Ucraina, ma noi siamo consapevoli delle nostre forze - dice l’interista - Abbiamo voglia di difendere questo titolo che ci siamo guadagnati con merito». «Bisogna pensare che abbiamo due risultati su tre dalla nostra parte ma sarebbe meglio per noi chiudere subito la partita per poterla gestire con un risultato migliore per noi».

Resta la questione rigori: chi lo tira, se venisse assegnato? «Io sarei pronto, ma credo ci siano rigoristi più adatti di me - dice Barella - Jorginho ha dato tantissimo a questa nazionale, e continua a darlo. Prima di un errore dal dischetto viene il calciatore e l’uomo, e lui non ha bisogno delle nostre coccole». Perchè l’Italia di Spalletti è fatta da uomini forti: «Questo gruppo si è compattato nelle difficoltà», assicura Spalletti, determinato a trasferire nei suoi giocatori la voglia matta.

Nella foto Niccolò Barella e Stephan El Shaarawy 

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