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Abodi sul coming out di Jankto: «Non amo le ostentazioni». E scoppia la polemica

Opposizioni all’attacco. Il ministro precisa: «Mi riferivo al Pride»

Andrea Abodi - Ministro dello Sport

«Non amo le ostentazioni, ma le scelte individuali vanno rispettate per come vengono prese e per quello che sono». Sono le affermazioni di Andrea Abodi, il ministro per lo Sport e i giovani, che a 24 Mattino su Radio 24 ha commentato il ritorno in Italia, al Cagliari, di Jakub Jankto, il calciatore ceco che lo scorso febbraio ha fatto coming out come omosessuale. Un termine, «ostentazioni», che non è piaciuto a molti, e ha attratto le polemiche di opposizione e difensori dei diritti civili. Quelle di Abodi sono state viste come delle parole «spiacevoli e inopportune» che rivelerebbero «a cultura politica omofoba e retrograda di questo governo», come ha scritto su Twitter la vice presidente dell’Eurocamera, Pina Picierno. «L’unica ostentazione a cui assistiamo - ha detto a sua volta in un tweet Chiara Braga, capogruppo del Pd alla Camera - è quella di Ministri ottusi e chiusi nel loro oscurantismo anni ‘50». Riccardo Magi, segretario di +Europa, ha poi chiesto le scuse di Abodi «a Jankto e a tutta la comunità Lgbti+».

Poco prima di parlare di «ostentazioni», invero, il ministro aveva sottolineato che «per me esistono le persone. Ho parlato di rispetto per le scelte e, aggiungo con convinzione e per correttezza, per la natura umana». Aggiungendo però via Twitter - in replica alla salva delle critiche ricevute - di rivendicare la possibilità di «non condividere alcune espressioni del Pride».
«La toppa peggio del buco», ha risposto Giulia Pastorella, deputata di Azione-Italia Viva. Luca Maggioni, presidente dell’associazione Lgbti+ GayLib, ha invece commentato che Abodi “anziché dare il bentornato in serie A a un calciatore coraggioso con le sue parole lo umilia». Maggioni ha poi chiesto alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni la convocazione del tavolo istituzionale Lgbti+. Insieme a lui Rosario Coco, presidente di Gaynet, e Marco Arlati, responsabile sport di Arcigay, che invece hanno richiesto al ministro per lo Sport un incontro per discutere del lavoro svolto dalle associazioni Lgbti+ nel settore.

Ma ad Abodi, soprattutto, viene contestata quasi all’unanimità l’occasione mancata per mostrare il sostegno delle istituzioni a chi - con il suo coming out, il primo in assoluto in una massima serie sportiva - è diventato ormai un simbolo della difesa dei diritti. «Quando si è un personaggio conosciuto come Jankto, - ha ricordato la deputata del Pd Rachele Scarpa - dichiarare il proprio orientamento sessuale è un atto di coraggio che assume una dimensione pubblica». Dunque, «sarebbe opportuno che chi sta nelle istituzioni agevolasse il coming out - ha ribadito a Metropolis Elly Schlein -, soprattutto nello sport». Per la segretaria del Pd «non c’è nessuna ostentazione nel dichiarare quello che si è», ma anzi «sembra un argomento contro i gay pride», al quale la Regione Lazio quest’anno ha tolto il patrocinio.

Nel frattempo, c’è chi si domanda perché non sia ancora arrivata la reazione del settore alla notizia: «possibile che dal mondo del calcio, calciatori prima di tutto, club, federazione, dal Coni stesso, non arrivi una presa netta di distanza dalle parole del Ministro?», ha detto il deputato di +Europa, Benedetto Della Vedova.

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