Non c'è la fiaccolata di giornali a celebrarla: ma per l'intensità di una gioia che ha tante sfaccettature, la serata dell'Olimpico si mette in scia di quella che tanti anni fa celebrò il successo azzurro all'europeo del 1968.
L'Italia infatti festeggia il ritorno a una vita (relativamente) normale battendo 3-0 la Turchia nella gara inaugurale del torneo continentale davanti a un pubblico ridotto rispetto alla capienza dello stadio ma finalmente non virtuale.
Gli azzurri di Mancini, che passano grazie ad una autorete di Demiral e ai gol di Immobile e Insigne, mettono le basi così per un girone di qualificazione sereno: è già molto, anche se non mancano pecche nella loro prestazione. Ma era una partita contrassegnata da tante difficoltà. L'Italia era infatti arrivata alla sfida di apertura dell'europeo con una striscia di 27 risultati utili consecutivi, vinceva da 8 gare di seguito nelle quali non aveva subito gol: ma la media della classifica Fifa delle avversarie affrontate prima di oggi era oltre l'ottantesima posizione, e allora forse potevano essere considerate più pesanti le prestazioni del recente passato dei turchi, capaci nel girone di qualificazione a questo europeo, ad esempio, di strappare 4 punti su 6 alla Francia campione del mondo e favorita per il titolo.
E invece gli azzurri hanno superato l'ostacolo agevolmente, con una partenza lanciata: e guardano ora con fiducia alla seconda gara del girone con la Svizzera, in programma mercoledì prossimo. In avvio i due tecnici avevano confermato le indicazioni della vigilia: Mancini fedele al suo 4-3-3 vocato al possesso palla e chiaramente indirizzato all'attacco, Gunes - che è il decano dei ct del torneo - con la squadra più giovane ma schierata in un prudente 4-1-4-1.
Da ex portiere, il commissario tecnico turco pensava innanzitutto a coprirsi forse anche perchè scottato dalle critiche ricevute in passato, pure quando i suoi erano reduci da un'impresa come il terzo posto al mondiale 2002. In una gara dalle molte suggestioni, non tutte sportive, il messaggio di incoraggiamento del "sultano" Erdogan era arrivato puntuale a poche ore dalla gara a dare quella connotazione fortemente patriottica che alla generazione attuale di giovani turchi viene riservata quotidianamente.
Le istituzioni italiane rispondevano con il tifo sobrio del presidente della Repubblica, Mattarella, mentre lo stadio si colorava di azzurro ma le macchie rosse spiccavano, perchè tra i 16 mila ammessi molti erano i turchi arrivati dall'area Schengen.
Fatto sta che con Jorginho a fare da metronomo e Barella-Locatelli incursori, gli azzurri tentavano da subito di accendere il tridente fantasia Insigne-Berardi-Immobile. Che ci provavano già al 3'(cross dell'esterno del Sassuolo e tiro del laziale fuori di poco). Ma impantanati nelle sabbie mobili create da un avversario abile a chiudere spazi e linee di passaggio, dovevano aspettare metà tempo per ceare pericoli veri agli avversari (tiro di Insigne a botta sicura dopo triangolo con Berardi, fuori; colpo di testa di Chiellini deviato in angolo da Cakir e stacco imperioso di Immobile servito dall'esterno del Sassuolo, con palla a lato di poco).
Così ad accendere il pubblico erano semmai le reiterate proteste degli azzurri, alla ricerca di un intervento risolutore del Var: le uniche con un minimo di fondamento parevano quelle in chiusura di tempo per un intervento a braccio largo di Celik su cross di Spinazzola. Dopo un controllo volante con la sala tecnologia, l'arbitro Makkelie faceva cenno che di rigore non se ne parlava proprio.
Nella ripresa Mancini inseriva Di Lorenzo al posto di Florenzi per trovare più verve sulla fascia destra, e contestualmente Gusen gli piazzava davanti l'estro di Under, che rilevava Yazici. Serviva forse un guizzo di Chiesa, e sicuramente in difesa uno tra Chiellini e Bonucci era di troppo, considerando che i turchi lasciavano in avanscoperta il solo Yilmaz. Così, nel solito tran tran ci scappava anche un errore grave in impostazione di Jorginho, sul quale Under si involava: Spinazzola e Donnarumma ci mettevano una pezza.
Sul ribaltamento di fronte però l'Italia passava: Berardi, lanciato in area, metteva a sedere un avversario e crossava forte, nel tentativo di evitare l'impatto sul braccio Demiral maldestramente metteva nella sua rete con il petto. La gara si sbloccava e si piazzava su un binario gradito agli azzurri, alla ricerca di spazi: ma non ne approfittavano prima Insigne (al 13' si faceva ancora una volta stoppare) e poi Locatelli che tirava fiacco un minuto dopo da buona posizione.
Il gol che dava la sicurezza agli azzurri arrivava ancora grazie ad un'intuizione di Berardi, che al 22' ribaltava il fronte d'attacco con un cross, liberando al tiro Spinazzola. Cakir respingeva proprio sui piedi di Immobile, rapido a mettere in rete. Al 34' arrivava poi il gol di Insigne, che a giro di destro confezionava il suo pezzo migliore e chiudeva il tris azzurro. C'era spazio anche per Cristante, Chiesa e Bernardeschi: ma l'emozione più forte era per la festa liberatoria a fine partita con la quale i 16 mila dell'Olimpico celebravano il ritorno alla normalità delle passioni.
Caricamento commenti
Commenta la notizia