Nonostante gli sforzi della Figc per far ripartire l’attività sportiva, a partire dalla Serie A, il mondo del calcio italiano resta diviso. La posizione unitaria adottata in settimana dalla massima lega professionistica tradisce qualche crepa a poche ore dall’importante passo fatto dalla Federcalcio, che ha deciso di prorogare il termine della stagione 2019/2020 al 2 agosto per mantenere la speranza di portare a termine i campionati bloccati dalla pandemia.
Da una parte resta Claudio Lotito, grande sostenitore della necessità di riprendere a giocare: "Ripartire è indispensabile - ha dichiarato il presidente biancoceleste a Tgr Lazio - Non si tratta di una mia battaglia, bisogna essere consapevoli dei rischi reali e della situazione del calcio italiano: molti parlano senza cognizione di causa, siamo una grande industria che produce un gettito di 1,2 miliardi per l’erario e se dovesse saltare il meccanismo sarebbero guai. Si pensi solo alla mutualità che riverbera il calcio sugli altri sport".
"Come si fa a pretendere di mandare per 30 giorni in ritiro, in un albergo e lontani dalla famiglia, calciatori che hanno già fatto 40 giorni di quarantena? Mica stanno agli arresti domiciliari: mi sembra un’idea bislacca", ha rimarcato Ferrero rivelando anche un’idea che i club stanno prendendo in seria considerazione: se il Governo non potrà subito dare l’ok per le nuove date delle partite ufficiali (fine maggio o inizio giugno nella speranza della Federcalcio), come sembra praticamente certo, le società potrebbero ritardare l’auspicata ripresa degli allenamenti tra l'11 e il 18 maggio, per non rischiare di dover mettere in moto una complicata e costosa macchina, tra ritiro e controlli medici, senza la certezza di poter concludere il campionato. Nel giorno in cui la Fifa ha annunciato lo stanziamento di 150 milioni di dollari per aiutare le 211 federazioni associate, i dubbi di Ferrero sulla ripresa dell’attività sportiva sono del resto anche i dubbi di alcuni esperti. "La riapertura del calcio è una decisione politica - ha ribadito il direttore del dipartimento malattie infettive dell’Istituto superiore di sanità (Iss) Gianni Rezza - Il rischio zero non c'è perchè è uno sport che prevede il contatto fisico".
A schierarsi invece contro la ripartenza, come già fatto nelle ultime settimane pubblicamente dal Torino di Urbano Cairo e dal Brescia di Massimo Cellino, è stavolta il presidente della Sampdoria Massimo Ferrero. "Se si ricomincia bisogna fare due o tre partite a settimane, giocare in estate e poi far partire la nuova Serie A a ottobre? E gli Europei del giugno prossimo? La coperta è corta - ha osservato il numero uno del club doriano ai microfoni della trasmissione 'Un Giorno da Pecorà - Invece di pensare a riprendere questo campionato, penso sarebbe più utile rimboccarsi le maniche per fare un grande torneo l’anno prossimo". I dubbi di Ferrero sono molti e condivisi da diverse società. Il primo riguarda un eventuale nuovo contagio da Covid-19 dopo la ripartenza dell’attività: "Cosa facciamo? Lo mandiamo in quarantena o viene trattato come se fosse semplicemente infortunato?", si è interrogato il presidente della Samp confessando perplessità anche sui maxi-ritiri iniziali.
"C'è la necessità di controlli molto stretti su un numero di persone molto ampio - ha aggiunto Rezza - Ci sono 22 giocatori in campo e intorno un numero di 200 persone. I controlli, a carico delle squadre o della Figc, dovrebbero essere fatti a scadenze molto strette e i giocatori andrebbero isolati per ridurre al minimo il rischio di trasmissione. Comunque il Comitato tecnico-scientifico del Governo non ha ancora affrontato il problema". Lo farà nei prossimi giorni, ma probabilmente limitandosi per il momento alla possibilità di far ripartire gli allenamenti. Per le partite ufficiali, invece, le incertezze restano ancora tante. ITALPRESS
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