RAGUSA. È stato un socio in affari a «tradire» i Distefano. Lo ha fatto senza volerlo, con un’operazione sospetta – un versamento in contanti, ben oltre i 10 mila euro – che s’è … meritata una segnalazione di Bankitalia alla Direzione investigativa antimafia. Sono scattati così i controlli che hanno portato in queste ore a un sequestro di beni da 3 milioni a carico di Sebastiano «Roberto» Distefano, 58 anni. L’imprenditore ragusano, coinvolto in passato anche in un’inchiesta antidroga palermitana, viene indicato come il «gestore-ombra» di alcune imprese di ambulanze e pompe funebri, ora sotto amministrazione controllata su ordine del Tribunale ibleo. Per magistrati e Dia, solo un tentativo di depistaggio il fatto che quelle aziende risultino perlopiù intestate al figlio del cinquantottenne: «Gli sono state trasferite dal padre proprio per evitare provvedimenti patrimoniali», sottolineano i vertici della Dia di Catania dove ieri s’è tenuta una conferenza stampa. A rischio confisca sono ora dieci case e sei appezzamenti di terreno a Ragusa, Ragusa Ibla, Santa Croce Camerina, Chiaramonte Gulfi e Comiso, otto automezzi e soprattutto cinque imprese: «Croce Bianca Iblea di Distefano Sebastiano», «Centro Servizi Funerari di Distefano Fabio», «Centro Servizi Funebri srl» e «L’azzurra Onlus-Associazione di Volontariato» , oltre alla «Agid srl» che opera nel settore della ristorazione e a quote della «Aeroporto immobiliare e servizi», creata per occuparsi di parcheggi e autorimesse ma attualmente inattiva. Tutte le aziende sono state affidate a curatori giudiziari: «Nessuna chiusura – precisano gli investigatori –. Anzi, massima tutela dei posti di lavoro e del valore di queste attività perché così lo Stato dimostra di essere più f