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ARSENALE DI TARANTO

Morto per amianto, lo Stato dovrà risarcere 350mila euro

TARANTO. Il ministero della Difesa è stato condannato dal Tribunale di Taranto a pagare un risarcimento di 350.000 euro per danno biologico agli eredi di un operaio che ha lavorato come saldatore per oltre 30 anni nell'Arsenale della Marina militare di Taranto ed è morto per cancro polmonare a causa dell'inalazione di polveri di amianto respirate in officina e a bordo delle navi militari.

Lo rende noto 'Contramianto e altri rischi onlus' che ha assistito i familiari dell'operaio deceduto ricostruendo la carriera lavorativa e la correlazione tra tumore ed esposizione all'amianto. "A tre anni dall'azione giudiziaria contro il Ministero della Difesa - spiega in una nota il presidente dell'associazione Luciano Carleo - il Tribunale ha considerato l'operaio vittima del dovere. E' una sentenza apripista di riconoscimento di vittima del dovere anche per i dipendenti civili del Ministero della Difesa, a cui è stato ingiustamente negato il beneficio assistenziale".

La famiglia dell'operaio è stata assistita dagli avvocati Cataldo Fornari e Daniele Maranò. "Nel corso del processo - sostiene Carleo - i legali hanno provato l'esistenza del danno alla salute, la mancata adozione di adeguate misure di sicurezza da parte del datore di lavoro, nonché il nesso casuale tra la malattia e la nocività dell'ambiente lavorativo determinata dall'inadempimento datoriale, mentre il Ministero della Difesa non ha dimostrato di aver adottato tutte le cautele necessarie a prevenire il danno".

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