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Il Papa: "Utilizzare Dio per giustificare l'odio è una bestemmia". Più controlli a San Pietro

"Barbarie che lascia sgomenti: come può il cuore dell'uomo ideare e realizzare eventi così orribili" che sconvolgono la Francia e "il mondo intero"?

CITTÀ DEL VATICANO. "Utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada, dell'odio e della violenza, è una bestemmia". Papa Francesco solleva lo sguardo dai fogli che tiene in mano, e con grande chiarezza sgombra il campo da qualsiasi tentativo di trovare una giustificazione religiosa agli attacchi terroristici contro Parigi e il cuore dell'Europa. Il Papa parla alla folla radunata in piazza San Pietro per l'Angelus, già ieri ha levato la sua condanna della violenza e di vicinanza al popolo francese, ma vuole evidentemente far sentire anche oggi che resta al fianco di chi è stato colpito.

"Cari fratelli e sorelle, - dice - desidero esprimere il mio dolore per gli attacchi terroristici che nella tarda serata di venerdì hanno insanguinato la Francia, causando numerose vittime. Al Presidente della Repubblica Francese - aggiunge - e a tutti i cittadini porgo l'espressione del mio più fraterno cordoglio. Sono vicino in particolare ai familiari di quanti hanno perso la vita e ai feriti. Tanta barbarie - rimarca - ci lascia sgomenti e ci si chiede come possa il cuore dell'uomo ideare e realizzare eventi così orribili, che hanno sconvolto non solo la Francia ma il mondo intero. Dinanzi a tali atti intollerabili, - prosegue il Pontefice - non si può non condannare l'inqualificabile affronto alla dignità della persona umana. Voglio riaffermare con vigore che la strada della violenza e dell'odio non risolve i problemi dell'umanità e che utilizzare il nome di Dio per giustificare questa strada è una bestemmia. Vi invito - chiede - ad unirvi alla mia preghiera: affidiamo alla misericordia di Dio le inermi vittime di questa tragedia. La Vergine Maria, Madre di misericordia, susciti nei cuori di tutti pensieri di saggezza e propositi di pace. A Lei chiediamo di proteggere e vegliare sulla cara Nazione francese, la prima figlia della Chiesa, sull'Europa e sul mondo intero".

Così in piazza si prega in silenzio, come si prega oggi in tutte le chiese italiane per le vittime di Parigi. Dall'11 settembre in poi, il "non si uccide in nome di Dio" ha caratterizzato la predicazione dei papi. Francesco lo riconferma oggi, per togliere qualsiasi dignità di fede agli assassini dell'Isis, come del resto ha tolto loro qualsiasi dignità umana, sia ieri, che oggi all'Angelus, interrogandosi su come un uomo possa concepire simile violenza e cadere in tale barbarie.

Le parole di papa Francesco in questi giorni sono in piena sintonia con quelle di tutti i capi religiosi, in Francia e non solo, che piangono la distruzione di tante vite e negano le rivendicazioni in chiave religiosa. Nella preghiera e nella azione contro la violenza, in particolare di cristiani, islamici ed ebrei, è un germe di speranza (una virtù oggi dimenticata, ha detto Bergoglio prima dell'Angelus), unica risposta possibile, e garanzia contro l'odio. "Il mio fratello pastore - ha detto nel pomeriggio, visitando la Chiesa luterana di Roma - ha nominato Parigi, cuore chiuso: anche il nome di Dio viene usato per chiudere il cuore".

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