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Regione, scoppia il caso pensioni: bloccate migliaia di pratiche di ricongiungimento

PALERMO. C’è un groviglio burocratico fatto di ritardi, mancati pareri, lettere senza risposta, che sta bloccando alla Regione siciliana migliaia di pratiche di ricongiungimento. Significa che tra duemila e quattromila dipendenti regionali non possono riscattare gli anni di lavoro svolti in altre strutture, quando hanno versato contributi all’Inps o altri enti previdenziali. E senza quegli anni la loro età pensionabile si allontana. L’effetto domino è dirompente: anche la riforma delle pensioni, con l’obiettivo dichiarato di almeno mille esodi, rischia di subire un duro contraccolpo.

La vicenda inizia nel novembre scorso quando il Fondo pensioni guidato da Rosolino Greco avvia l’iter per firmare la convenzione sulla cosiddetta totalizzazione. Si tratta di un meccanismo che consente a chi ha versato contributi in più istituti, al momento della pensione, di ottenere la somma da un solo ente nel quale gli altri versano la propria quota. «A quel punto - racconta il dirigente generale del Fondo pensioni, Rosolino Greco - l’Inps ha sollevato un dubbio sul fatto che il Fondo sia un ente previdenziale, sostenendo che un vecchio elenco nazionale non ci annovera. Ma questo è dovuto al fatto che il Fondo non era ancora stato creato. Così non solo hanno bloccato le totalizzazioni, ma anche i ricongiungimenti».

L’Inps a questo punto chiede un parere al ministero del Lavoro che qualche tempo dopo risponde dando il via libera solo alle totalizzazioni. «In realtà - sostiene la dirigente del Fondo, Michela Bongiorno - la risposta del ministero può tranquillamente essere estesa al ricongiungimento, lo dice la nota stessa». Tra un dubbio interpretativo e un altro, l’effetto immediato è il congelamento di tutte le pratiche.

 

Solo 400 erano coloro i quali avevano già ottenuto il via libera al ricongiungimento, per i quali l’Inps avrebbe dovuto versare 17 milioni di euro nelle casse della Regione. Ma il sogno di avvicinarsi all’età pensionabile è sfumato anche per migliaia di altre pratiche che sono bloccate in itinere. Quantificarle non è facile. Alla Regione gli oltre 17 mila dipendenti hanno due tipi di contratto: gli assunti prima del 1986, circa la metà, che fanno capo al dipartimento della Funzione pubblica, mentre gli altri sono legati al Fondo pensioni. Se alla Funzione pubblica i dati sono suddivisi tra i vari dipartimenti e gli uffici dicono sia difficile quantificare le richieste, dal Fondo pensioni calcolano che ci siano «almeno 2 mila richieste di riscatto inevase e altrettante potrebbero essere ferme alla Funzione pubblica». La dirigente Michela Bongiorno stima che «in tutto potrebbero essere ottomila i dipendenti interessati dal ricongiungimento e solo adesso che è stata varata la riforma sui prepensionamenti, molti iniziano a interessarsi alla questione».

L’Inps siciliana però si difende: «Sia per quanto riguarda la totalizzazione, che per quanto attiene alla ricongiunzione dei periodi - afferma Maria Sciarrino, direttore regionale - ci siamo immediatamente attivati presso le competenti Direzioni centrali per acquisire le necessarie indicazioni operative». L’ente di previdenza ricorda quindi che «il parere dal ministero del Lavoro ha dato il via libera alla totalizzazione «ma non alla ricongiunzione» e a quel punto, da Roma, è arrivato l’ordine di «soprassedere al trasferimento delle somme richieste fino all’acquisizione del parere del ministero».

Il parere però continua a non arrivare. E il dirigente generale Greco, ogni giorno, la sollecita protocollando sempre la stessa lettera, «come nel film ”Le ali della libertà”» ironizza Greco, dove il protagonista interpretato da Tim Robbins ogni giorno inviava al ministero la richiesta per avere nuovi libri per la biblioteca del carcere, fino a ottenerli. «La cosa grave - dice Greco - è che non arriva alcuna risposta, neanche negativa».

Ma il problema è che ai ricongiungimenti è legata anche la riforma delle pensioni che ha dato la possibilità ai regionali di lasciare in anticipo il posto di lavoro. «Se non dovesse risolversi il problema in tempi brevi - dice Benedetto Mineo dei Cobas-Codir - oltre a penalizzare alcuni dipendenti, si rischia di vanificare il piano di risparmio e snellimento degli organici regionali».

E anche la dirigente Bongiorno lancia l’allarme: «La riforma rischia di trasformarsi in un flop - dice - ogni giorno ricevo decine di segnalazioni, ci sono dipendenti che hanno scritto a Renzi, altri che si stanno rivolgendo ad avvocati».

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