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Lavoro, Venturino: "Manovra correttiva penalizza i precari siciliani"

PALERMO. «L'approvazione della modifica della manovra correttiva alla Finanziaria del maggio scorso porta brutte notizie per decine di migliaia di precari siciliani che lavorano nei numerosi comuni in dissesto ed in predissesto». Lo afferma il vice presidente vicario dell'Ars Antonio Venturino che sottolinea come «l'intervento del governo e del legislatore regionale sia peggiorativo in quanto mette sullo stesso piano il finanziamento erogato ai comuni in dissesto finanziario con quelli non in dissesto, creando di fatto l'impossibilità per tutti i comuni in dissesto di mantenere, prorogare o proseguire i contratti a tempo determinato secondo la legislazione vigente».

«È stato abrogato e sostituito il comma 9 dell'articolo 6 dell'ultima finanziaria che consentiva ai comuni in dissesto di avere la quota di finanziamento al 100% di quanto previsto dalla legislazione regionale vigente e che comunque non poteva superare in alcun caso il corrispettivo erogato ad ogni singolo lavoratore alla data del 31 dicembre 2013, come previsto dallo stesso art. 30 della legge regionale 5 del 2104», spiega il vicepresidente vicario dell'Ars, il quale ha tentato con un emendamento di salvare la norma che avrebbe permesso la proroga dei precari anche ai comuni in dissesto con l'elevazione del contributo.

«Questo modo di legiferare, di proroga in proroga, che da tanti anni ormai viene portato avanti dalla Regione Siciliana - aggiunge Venturino - esporrà lo Stato e la stessa Regione Siciliana davanti al Tribunale europeo con pesantissime sanzioni che naturalmente avranno un costo maggiore rispetto alla spesa per la stabilizzazione a tempo indeterminato dei contratti in essere. Infatti - conclude - sono già tantissimi i precari che stanno promuovendo dinanzi alla Corte di giustizia europea il giudizio di non conformità della legislazione regionale nei confronti della direttiva europea sul lavoro a tempo determinato, della stessa legislazione statale vigente e della Costituzione italiana».

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