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Sanità in Sicilia, da Roma dirottati
98 milioni sui conti da risanare

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Dal governo tagli al Fondo nazionale, colpita pure la Regione. Pressing di Baccei per evitare altre riduzioni nel bilancio

PALERMO. Altri tre giorni di tensione. Solo lunedì la Regione saprà se ha un altro buco da 300 milioni nel bilancio: un’emergenza che metterebbe a rischio già da questo mese gli stipendi di forestali, precari, Pip e i finanziamenti ordinari ai Comuni.

Alessandro Baccei è a Roma da due giorni per provare a evitare che lo Stato impugni un articolo chiave del bilancio approvato due mesi fa, quello che prevede in entrata 300 milioni frutto di imposte maturate in Sicilia ma pagate altrove. Queste somme dovrebbero essere garantite alla Regione dallo Stato, che però ora non vuole riconoscerle. Mentre preoccupa di meno il rischio che venga impugnata anche la possibilità di pagare con i fondi destinati allo sviluppo i 700 milioni circa che lo Stato chiede a ogni Regione come «aiuto» al risanamento dei conti nazionali.

Almeno questa norma, secondo l’assessore Baccei, è quasi salva. L’emergenza riguarda dunque i 300 milioni, senza i quali Baccei dovrebbe bloccare la spesa subito. L’assessore ieri è stato al ministero dell’Economia e ha provato a suggerire una soluzione, che passerebbe dall’inserimento di un emendamento a favore della Sicilia nella prima legge utile che il Parlamento nazionale si troverà a esaminare.

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