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Sostegno ai poveri, assegnati fondi
per quasi 6 milioni a enti e associazioni

Firmato il decreto. in alcuni casi le famiglie potranno essere agevolate nel pagamento di affitti e bollette

PALERMO. Fatta la graduatoria, parte un piano della Regione per finanziare aiuti ai siciliani che si trovano in situazione di estrema povertà. Pronti 5,8 milioni con cui 133 associazioni di volontariato ed enti cattolici potranno offrire servizi, generi alimentari e perfino pagare bollette scadute e rate di affitto. Prima mossa di una manovra che, dopo il voto dell’Ars, dovrà portare all’introduzione in Sicilia del cosiddetto reddito minimo per disoccupati e indigenti.

Ma mentre per il reddito minimo occorre l’approvazione della legge, il piano per gli aiuti è frutto di un provvedimento amministrativo ed è subito operativo.

Il decreto è stato firmato dalla dirigente dell’assessorato alla Famiglia, Antonella Bullara, e assegna le risorse a tutti gli enti che il 30 dicembre del 2013 parteciparono al bando per «Azioni urgenti di contrasto alle vecchi e nuove povertà a sostegno delle fasce deboli e degli immigrati».

Gli aiuti approvati

I destinatari degli aiuti non possono che essere persone «senza fissa dimora; in condizioni di solitudine povertà, solitudine e grave emarginazione; nuclei familiari in situazione di marginalità sociale; immigrati residenti in Sicilia e in condizione di fragilità sociale». A ottenere i fondi sono stati associazioni di promozione sociale, fondazioni, cooperative sociali ed enti ecclesiastici. «Ora - spiega la Bullara - questi enti potranno fornire grazie al finanziamento regionale pasti e vestiti, libri e attrezzature per la casa, servizi per l’igiene e assistenza alle persone. In alcuni casi potranno anche aiutare le famiglie nel pagamento di bollette e affitti».

I progetti sono stati finanziati per un anno e l’1,5% del finanziamento ottenuto potrà essere utilizzato dall’ente per le spese di gestione. Mediamente ogni progetto può ricevere 50 mila euro e l’ente deve integrare il budget con un 10%. La fase di presentazione delle domande si è chiusa oltre un anno fa, a fine gennaio 2014. E solo ora si è arrivati alla graduatoria finale che permette alla Regione di finanziare in modo capillare interventi in tutto il territorio.

I poveri aumentano

Il piano di aiuti si inserisce in un contesto di crescente emergenza sociale. I dati su cui l’assessore alla Famiglia, Bruno Caruso, sta mettendo a punto la sua azione mostrano che in Sicilia 924.604 persone si trovano in condizioni di povertà assoluta. Una condizione che risulta più elevata in due fasce di età: fino ai 34 anni (244.559 persone povere) e dai 35 ai 44 anni (179.040 poveri). Segnale che la crisi, con la perdita di posti di lavoro, sta colpendo in Sicilia la popolazione attiva e non solo gli anziani e pensionati che erano già fuori dal mercato. Tra l’altro, sempre in base ai dati in possesso di Caruso, i disoccupati sono molti di più: un milione e 49 mila.

Il reddito minimo di inserimento

Per questo motivo Caruso non esclude che la Regione possa aggiungere risorse per prolungare i progetti appena approvati o finanziarne altri. Anche se l’obiettivo principale è ora quello di portare a compimento il piano che permetterà di introdurre in Sicilia il reddito minimo per disoccupati e indigenti. Nell’ultima riunione, lunedì sera, la giunta ha approvato il disegno di legge di Caruso: prevede che gli aiuti vengano destinati a nuclei familiari che hanno un reddito calcolato col modello Isee inferiore ai 12 mila euro annui. Potranno ricevere gli aiuti le famiglie che risiedono in Sicilia da almeno 24 mesi. La durata e l’entità dell’aiuto saranno decisi quando verrà individuato il budget con cui finanziare la legge. Caruso anticipa di voler «destinare a questo intervento quanto più possibile dei fondi europei e regionali in materia di welfare». Si parla di qualche centinaio di milioni. Quello che viene comunemente definito reddito minimo sarà in realtà una forma duplice di aiuto: ci sarà un assegno sociale e un voucher per ottenere servizi sociali. Il tutto - nel piano di Caruso e Crocetta - va però accompagnato a misure di politica attiva del lavoro, cioè a progetti di inserimento o reinserimento nel mercato lavorativo.

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