ROMA. L'uccisione del cooperante italiano Giovanni Lo Porto nel corso di un raid americano in Pakistan riporta alla memoria la vicenda di Nicola Calipari, funzionario del Sismi ucciso da militari americani in Iraq durante la liberazione della giornalista Giuliana Sgrena, il 4 marzo 2005.
Calipari era in auto con l'inviata del Manifesto, rimasta per un mese nelle mani dei suoi rapitori, ma sulla via dell'aeroporto di Baghdad è rimasto vittima dei colpi di arma da fuoco sparati da un posto di blocco americano.
Secondo alcune fonti, i soldati americani avrebbero inavvertitamente esploso dei colpi d'arma da fuoco contro l'auto con a bordo la Sgrena. Altre fonti affermano invece che i colpi sarebbero stati esplosi da soldati a bordo di un altro veicolo militare Usa, a cui il convoglio con la Sgrena si sarebbe avvicinato senza tener conto del grosso fanale posteriore che intima di tenersi a distanza di sicurezza.
Nella sparatoria, Calipari ha protetto con il suo corpo la Sgrena, che è rimasta ferita (a una spalla) così come altri due agenti del SISMI che erano in auto assieme alla giornalista italiana. A pagare tragicamente con la vita, nel giorno che avrebbe invece dovuto essere solo quello dei festeggiamenti per la liberazione della giornalista italiana, è stato così uno degli uomini che erano stati coinvolti nei discreti contatti con i suoi rapitori e, ancor prima, anche in quelli sfociati nel rilascio di Simona Torretta e Simona Pari, le due volontarie rapite nel settembre scorso a Baghdad e rilasciate dopo tre settimane di prigionia.
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