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Mafia, il monito del presidente Grasso: "Troppi rinvii sulla corruzione"

«Per contrastare le mafie la politica deve fare una scelta di campo chiara e inequivocabile contro l'economia sommersa, il riciclaggio, i capitali illeciti, l'evasione fiscale, i delitti societari», ha detto Grasso

ROMA.  «Tanti, troppi rinvii sulla corruzione» che «mette in pericolo la democrazia»: nell'intervento di apertura del convegno sul «Contrasto alle
mafie nella dimensione nazionale, regionale e locale», promosso ieri dalla Commissione Antimafia, il presidente del Senato Pietro Grasso - presente il capo dello Stato, Sergio Mattarella - ha lanciato un duro monito.  «Per contrastare le mafie la politica deve fare una scelta di campo chiara e inequivocabile contro l'economia sommersa, il riciclaggio, i capitali illeciti, l'evasione fiscale, i delitti societari», ha detto Grasso. «Ma l'aspetto evolutivo più preoccupante, messo in luce da diverse indagini nel centro e nord Italia - ha proseguito la seconda carica dello Stato - ma anche dalla recente inchiesta della Procura di Roma nota come »Mafia Capitale«, deriva dal consolidamento di un'area che coinvolge insieme a mafiosi e criminali, politici, imprenditori,
professionisti e amministratori pubblici».

«Al tempo stesso - ha proseguito Grasso - sono convinto che occorra ridurre le opportunità criminali inavvertitamente generate da legislazioni caotiche e ridondanti, soprattutto in materia di appalti e di procedure pubbliche. Insomma servono prevenzione e repressione insieme. L'una non esclude ma anzi impone l'altra». «In quasi mezzo secolo di impegno contro le mafie - ha concluso Grasso - ho compreso che sono necessarie buone leggi, strumenti legali e operativi per le forze di polizia, magistratura e istituzioni: necessarie ma non sufficienti. Si impone una trasformazione culturale nella gestione della cosa pubblica; un ritorno alla cura dell'interesse generale, ai bisogni dei deboli, la realizzazione di progetti strategici per il futuro del Paese. Di questo non può che incaricarsi la politica, alla quale si richiede un vero sussulto etico». Anche il presidente della Camera, Laura Boldrini, si è soffermata sulla necessità di un forte impegno per la lotta alla corruzione e al falso in bilancio ma anche di nuovi strumenti per combattere le povertà. «Bisogna - ha detto poi Boldrini - trasmettere ai giovani la memoria. Anche per questo è importante riconoscere per via legislativa la giornata della Memoria e dell'Impegno, il 21 marzo».  Da Don Ciotti è arrivato l'invito a introdurre il reddito di cittadinanza: «Il primo diritto di ogni persona è la dignità. Lo ha quasi tutta l'Europa». Il fondatore di Libera ha quindi invitato la politica a «cancellare il vitalizio a quei politici condannati per mafia e corruzione». «L'antimafia dovrebbe essere un fatto di coscienza, non una carta di identità - ha osservato infine don Ciotti - ripensiamo a questa parola, eliminiamola». Il presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, ha preso impegni invece su tre fronti: un disegno di legge, a firma di tutti i componenti della Commissione Antimafia, per istituire il 21 marzo la Giornata della Memoria e dell'Impegno e il lavoro su due grandi temi: politica e mafia, da una parte, ed il tema delicato dell' antimafia, dall'altra.  «Non sempre - ha detto Bindi - sono d'accordo sui provvedimenti sui quali il Governo mette l'acceleratore, ma apprezzo il valore dell'acceleratore. La lotta alla corruzione, all'evasione fiscale, alle mafie, gli interventi sui reati fiscali, la riforma degli appalti: sono tutti temi sui quali va messo l'acceleratore». Oltre ad augurarsi che in ogni Regione e in ogni capoluogo «venga costituita una Commissione permanente antimafia», Bindi ha invitato la politica ad avere un codice etico che preceda gli atti della magistratura: «credo che la politica debba essere non solo corretta e onesta ma debba saper dimostrare ogni giorno che, con la propria azione, sa dire di no ad ogni ricatto della criminalità e che sa perseguire il bene comune non pratica la clientela».

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