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Tirinnanzi: «Dietro le stragi tante sigle diverse. Lo scontro di civiltà in corso»

Per il direttore della rivista LookOut News «l’effetto moltiplicatore di rabbia e disagio è sotto gli occhi di tutti»

Strage «chiama» strage, da un continente all'altro. Ma non esiste una cabina di regia, una centrale del terrorismo islamico: «Il che non rappresenta un vantaggio, anzi questo è forse il pericolo maggiore che corriamo oggi», afferma Luciano Tirinnanzi. Il direttore della rivista di politica internazionale LookOut News spiega: «Un nemico invisibile, imprevedibile e determinato che può colpire ovunque e per diverse ragioni è una sfida quasi impossibile per i reparti d'intelligence internazionali. La sfida del ventunesimo secolo consisterà proprio nel cercare soluzioni adeguate per arginare la deriva anarchica che il terrorismo odierno ci pone di fronte».

Da al-Qaeda a Boko Haram, da al-Nusra a Isis, stiamo facendo conoscenza con decine di sigle del terrorismo islamico. Le minacce aumentano?

«Senz'altro. Con l'aggravarsi della crisi economica nel mondo, con il fallimento del multiculturalismo in Europa sia nella versione inglese che francese, e ancora con la diffusione senza controllo in internet di tutto il meglio e il peggio che l'Occidente ha da mostrare, l'effetto moltiplicatore di rabbia e disagio è sotto gli occhi di tutti».

Un bambino-boia in azione per l'Isis in Iraq, mentre in Nigeria tre bambine-kamikaze sono state «lanciate» dai fondamentalisti contro i mercati di Maiduguri e Potiskum. Cosa dobbiamo aspettarci ancora?

«Possiamo solo aspettarci la reiterazione di queste azioni, ancora e ancora fino a che una parte non prevarrà sull'altra o fino a che la comunità internazionale, cioè l'Occidente, non muoverà guerra anche in questo Paese. Non è certo una bella prospettiva, ma la politica quando non appare disinteressata si dimostra impotente. Le stragi non sono solo una prova di forza e di destabilizzazione da parte di Boko Haram, ma fanno parte di una vera e propria cultura della violenza, che è l'unico modo in cui questi terroristi sanno concepire l'esercizio del potere».

Il governo di Abuja non ha chiesto l'intervento di una forza multinazionale di pace per fronteggiare Boko Haram. L'Occidente, l'Onu possono restare ancora alla finestra?

«Preferirei non esprimermi sul ruolo e sulla valenza delle Nazioni Unite. È un'istituzione per la quale vale il motto “Quando non puoi parlare bene di qualcuno, non parlarne affatto”!».

 

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