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Rogo e mistero in un negozio di moto

Attentato incendiario. Inquietante episodio che è stato perpetrato con arroganza e con «tranquillità» in un’ora e in un luogo frequentatissimo

CALTANISSETTA. Un mistero l'avvertimento incendiario avvenuto ai danni della rivendita di moto "Hard Cross" in via Lazio, mercoledì sera alle 20. L'unica certezza sono le modalità con cui ignoti piromani, poco dopo la chiusura, hanno tentato di dare fuoco al negozio con una decina di moto dentro, fortunatamente neanche sfiorate dal rogo. «La bottiglia di plastica con la benzina - spiega il tenente dei carabinieri Antonio Corvino - è stata messa all'ingresso del negozio. Un po' di benzina è riuscita a passare dalle fessure tra pavimento e porta e ha intaccato solo un bauletto per moto. Danni praticamente non ce ne sono. Il problema è che sembra molto strano che alle otto di sera viene fatto un incendio in pieno centro, in una zona trafficata, forse con intenzione di farsi pubblicità». A spegnere le fiamme dopo pochissimi minuti, sono stati i vigili del fuoco, che hanno telefonato al titolare per farsi aprire la porta d'ingresso, ed evitare che si propagassero all'interno. La saracinesca, infatti, non era abbassata, il padrone l'avrebbe chiusa dopo un'oretta, tornando dalla palestra dove si trovava. Il negozio non è assicurato contro simili eventi, precisa il titolare Andrea Passamonte. «Ho improntato tutta la mia professione per vivere in maniera serena. Il lavoro - spiega - è impostato quasi come un'associazione, non solo a fine di lucro. I miei sono clienti abituali, alcuni da quindici anni. Sono miei amici nella vita, clienti al negozio, compagni di gara in pista. Tutto si basa sul passaparola tra appassionati». Andrea Passamonte, infatti, è un pilota di motocross e dalla passione, iniziata a quattro anni con la prima mini moto, ha creato un lavoro. Attorno al suo negozio ruota buona parte del movimento del motocross nisseno. Un punto di riferimento per i tanti ragazzi che si affacciano alla specialità ed i piloti professionisti come Eros Doria. Per questo il destinatario dell'avvertimento si dice "allibito" e non si spiega tale gesto. Nel 2010, quando il negozio era in via Paladini, gli rubarono quattordici moto da cross. I ladri vennero arrestati un anno dopo. «Ma quelli erano professionisti di fuori, di Termini Imerese. Avevano un furgone dove hanno caricato le moto - spiega Passamonte - questi, invece, non credo lo fossero. Chi vuole incendiare un locale, sa come si fa e non sbaglia». Neanche la concorrenza, tra i sospetti, anzi. «I concorrenti, in realtà sono persone con cui condividiamo la passione e spesso collaboriamo». Il pizzo o il racket, neanche a parlarne. «Di certo, per il mio temperamento, non sarei rimasto in silenzio a subire una tale richiesta». In tal senso anche il tenente Antonio Corvino spiega che l'episodio «non è sicuramente legato a racket o usura» e, tranne questa, «non si esclude a priori nessuna pista. Che sia stata una persona vicina, un concorrente o qualcuno che ha subito un'offesa o in ambienti di gara. Non avendo elementi non si può privilegiare nessuna pista al momento». I resti della bottiglietta incendiaria e altro materiale, sono stati repertati e inviati al Ris di Messina. «Non possiamo dire se ci sono impronte, lo dirà il Ris», spiega il tenente Corvino. Certo sarà difficile trovare impronte in un frammento di plastica bruciata. Il tenente dei carabinieri esclude categoricamente che siamo in presenza di un ritorno del racket. «In città non c'è nessun segnale in questo senso», spiega Corvino. Intanto su Facebook Andrea Passamonte ha postato un breve messaggio: «E Anche questa volta è andata bene! Nonostante ci sia qualcuno che ci vuole male», totalizzando decine di messaggi di solidarietà dagli amici del motocross. Mentre parliamo il telefono squilla. Sono amici e compagni di gara che si offrono per aiutarlo.
«Il mio lavoro non ha orari. Se me lo chiedono, consegno una moto anche di notte. Per me è stata sempre una passione e aiuto i ragazzi che vogliono iniziare con il motocross. Mi è capitato di consegnare una moto da mille euro a un ragazzo che arrivava solo a cinquecento. Sicuro che mi avrebbe rimborsato». Ma intanto, qualcuno l'avvertimento l'ha fatto.

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